Arrivederci Presidente Mattarella e grazie!!
In queste ore i “grandi elettori” sceglieranno il successore di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica italiana. Il loro compito non sarà facile, a parte per le profonde divergenze dei diversi schieramenti politici, ma soprattutto perché non sarà semplice sostituire nel cuore degli italiani questo presidente tanto amato.
Eletto nel 2015 al quarto scrutinio, europeista convinto, è stato il primo siciliano ad insediarsi al Quirinale. Un presidente amatissimo per i suoi toni garbati e per la saggezza del “pater familias” dimostrata più volte soprattutto in questi ultimi anni del suo mandato contraddistinti da diverse crisi politiche e dal diffondersi dell’inaspettata e terribile pandemia da Covid-19.
Ha preferito tenere un profilo basso nello svolgimento delle mansioni della sua altissima carica, ma non è mancata l’autorevolezza con la quale ha più volte “richiamato all’ordine” una classe politica, non sempre degna di rappresentare il Paese.
Il suo, è stato di certo un settennato che verrà ricordato per la cordialità e per il sorriso aperto e sincero, ma anche perché ha saputo rappresentare un punto di riferimento per tutti gli italiani durante anni difficilissimi per le istituzioni con cinque governi in sette anni e con una profonda crisi d’identità politica che ha coinvolto anche l’Europa con il ritorno di pericolosissimi nazionalismi. Per contrastare la dannosa crescita del “populismo” italiano, per esempio, non ha esitato ad esercitare un diritto proprio del Presidente della Repubblica e cioè di dire no ad una figura ritenuta non idonea a ricoprire la carica di ministro dell’Economia, come è successo nel primo governo Conte, con Paolo Savona (dai pensieri decisamente antieuropeisti e molto gradito alla Lega), rischiando quasi la “non-nascita” del primo esecutivo giallo-verde, che porto i leghisti ad ipotizzare addirittura un impeachment nei suoi confronti.
Senza voler ripercorrere la sua vita e la sua carriera politica che pure è stata di grande spessore con la riforma della scuola elementare, con l’ideazione del sistema elettorale che porta il suo nome “Mattarellum” e che è rimasto in vigore per venti anni o con il deciso “NO!” e le conseguenti dimissioni alla riforma Mammì che agevolava l’emittenza televisiva privata di Berlusconi con la Fininvest, Sergio Mattarella è stato un politico schivo, ma con un ampio consenso popolare.
È stato il Presidente che ha portato il Quirinale nelle case degli italiani.
Durante gli ultimi due anni, segnati dalla pandemia è stato la guida, il faro di un Paese sconquassato dal virus, travolto e stordito dalle sirene delle ambulanze e dai continui bollettini con il conteggio dei morti e degli ammalati. Con i suoi interventi, ha richiamato politici e cittadini all’assunzione di responsabilità, all’affidarsi alla scienza quali uniche strade per uscire dalla drammatica situazione che si stava (e si sta ancora) vivendo. È stato tra i primi a vaccinarsi appena il vaccino si è reso disponibile per la sua fascia di età ed è stato tra i primi anche a condannare l’assalto no-vax alla Cgil a Roma.
Ha sempre condannato l’irresponsabilità civica e sociale dei no-vax, “bacchettando” anche i mass media, colpevoli di concedere loro troppo spazio sui canali informativi. La frase pronunciata durante il suo ultimo discorso di fine anno “Non usare vaccini è offesa a chi non li ha” continua a risuonare come monito.
Durante lo stesso discorso di commiato dagli italiani, ha definito i sette anni del suo mandato “anni impegnativi, complessi, densi di emozioni” e quelli che secondo lui sono i doveri di ogni Presidente dopo l’elezione “…spogliarsi di ogni precedente appartenenza e farsi carico esclusivamente dell’interesse generale e salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell’istituzione” per trasmetterli a chi verrà dopo.
Ha sempre ribadito che la Repubblica è sostanzialmente una comunità, che cresce e progredisce con la reciproca solidarietà: “Sentirsi “comunità” significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri. Significa “pensarci” dentro un futuro comune, da costruire insieme. Significa responsabilità, perché ciascuno di noi è, in misura più o meno grande, protagonista del futuro del nostro Paese.”
E poi il volontariato e i giovani, a cui si è rivolto spesso e con calore: con i volontari e i giovani “E’ un’Italia che ricuce e dà fiducia”.
Mancherà questo Presidente, tanto accostato ad uno dei più amati come Sandro Pertini. Mancheranno la sua cordialità e la sua pacatezza. Mancherà il suo sorriso semplice e spontaneo.
Se come suo successore, verrà scelto qualcuno che gli assomiglierà almeno un po’, l’Italia sicuramente continuerà sulla strada giusta. Grazie Presidente Mattarella!