PNRR, Borghi. Conca della Campania, unica “bandiera” del casertano
Rigenerazione culturale, sociale ed economica di 21 borghi italiani ritenuti particolarmente significativi da un punto di vista storico, culturale ed ambientale a rischio abbandono o abbandonati ed attivazione di iniziative imprenditoriali e commerciali, che possano innescare opportunità occupazionali sul territorio.
È quanto prevede la “Missione 1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo – Componente 3 – Turismo e Cultura 4.0 – Investimento 2.1 – Attrattività dei borghi – Linea di azione A” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), la cui gestione finanziaria sarà effettuata direttamente dal Ministero della Cultura.
Per tale linea di azione la gestione è stata affidata alle Regioni (o alle Province autonome), ognuna delle quali dovrà provvedere a selezionare un unico “progetto pilota” per la rigenerazione culturale, sociale ed economica di un borgo, a cui saranno destinati 20 milioni di euro, per complessivi 420 milioni di euro su scala nazionale.
A tal proposito, una delibera di poche ore fa della Direzione Generale per le politiche culturali e turismo della Regione Campania ha stabilito i criteri di accesso alla candidatura di 38 proposte progettuali, tra le quali sarà selezionato, appunto, un unico “progetto pilota”.
La provincia di Caserta è rappresentata solamente dal comune di Conca della Campania, ammesso a partecipare all’Avviso pubblico per la presentazione della Manifestazione d’interesse, a seguito della valutazione di specifici parametri effettuata da un apposito gruppo di lavoro regionale.
Tuttavia, non sarà affatto semplice per questo piccolo comune dell’alto casertano riuscire ad ottenere il cospicuo finanziamento, nonostante le indubbie valenze culturali, storiche e paesaggistiche che lo contraddistinguono. Difatti, dovrà “scontrarsi” con altre 37 località campane, tra le quali, ad esempio, Atrani o Cetara (in Costiera Amalfitana), oppure Calitri (in Irpinia), tanto per citarne alcune.
Le diverse missioni del PNRR potrebbero davvero rappresentare il turning point per il potenziamento dei servizi e la valorizzazione anche delle splendide aree interne della Campania settentrionale, perennemente considerate “periferiche” e destinate all’oblio, nonostante la ricchezza del patrimonio culturale (archeologico, architettonico, storico-artistico, demoetnoantropologico e paesaggistico), in alcuni casi unico al mondo (si pensi al sito paleontologico delle “Ciampate del diavolo” di Tora e Piccilli).
Un patrimonio materiale e immateriale a rischio di salvaguardia e conservazione, oggetto – solamente – di sparute azioni di “valorizzazione”, perlopiù legate ad interventi estemporanei (mai strutturali) inidonei ad innescare adeguate politiche culturali integrate di ambito territoriale, tali da garantire anche opportunità di lavoro ai giovani e ridurre il rischio di spopolamento delle aree interne.
Ne discutiamo, purtroppo, da tanti anni, nei convegni, sui media, attraverso decine di pubblicazioni ed azioni sul campo. Ma, finora, a poco è servito, soprattutto a causa di chi – negli anni – non è riuscito a guardare oltre la punta del proprio naso.
Speriamo che questa sia, davvero, la volta buona. Anche perché potrebbe essere l’ultima, almeno per qualche decennio.
Prof. Giuseppe Angelone, Ph.D. – Esperto di valorizzazione culturale e di fonti audiovisive