Salerno. È morto Don Franco Fedullo, un Angelo per la vita

“Chi salva una vita umana è un eroe”, Don Franco Fedullo, di Salerno, è un eroe di sicuro perché di vite umane ne ha salvate più di mille. Un vero e proprio Angelo. Ha salvato dalla morte per aborto almeno 1200 bambini a Salerno. Ma anche tanti bimbi a Caserta, destinati a morire. Tra questi due bellissimi gemelli. Ad essi andrebbero aggiunti anche tutti quelli salvati dagli altri centri che lui ha contribuito a far nascere tra Salerno, Napoli e Caserta.
Domenica mattina, 30 gennaio 2022, alle ore 11,30 ci ha lasciati, per colpa del Covid-19. Era ricoverato in terapia intensiva all’ospedale Ruggi d’Aragona di Salerno. La messa esequiale è stata celebrata nella cattedrale di Salerno da Don Alfonso Raimo, vicario generale della Diocesi che ha letto un sentito pensiero dell’Arcivescovo, momentaneamente all’estero.
Ci ha lasciati un uomo con una grande umanità. Un prete di cui il mondo d’oggi aveva ancora tanto bisogno. Migliaia di bambini sono scampati dall’aborto grazie a lui e al suo Centro Aiuto alla Vita. I bimbi salvati da lui e dal suo centro sono 1.153. Ad essi andrebbero aggiunti anche tutti quelli salvati dagli altri centri che lui ha contribuito a far nascere. Scrive Anna Pisacane, a proposito di Don Franco su puntofamiglia.net: Don Franco Fedullo da anni si batte con caparbietà a favore della vita nascente. Abbiamo incontrato Don Franco Fedullo, sacerdote della diocesi di Salerno, da sempre impegnato nella difesa della vita. La sua parrocchia è una parrocchia per la vita. Don Franco e i suoi collaboratori non si fermano davanti a niente pur di aiutare un bambino a nascere con la certezza che ciò che si fa al più piccolo dei fratelli, dice Gesù: “l’avete fatto a me”.
Don Franco come nasce la tua passione per la vita? Il mio impegno nasce da un’evidenza, da uno sguardo e da una rivolta ideale. L’evidenza è che il concepito è un essere umano innocente e che non è giusto fargli del male. Lo sguardo è la personale concezione della donna: soffro nel pensare la femminilità violata dalla brutalità dello sventramento in cui consiste l’aborto. La rivolta ideale è contro le ideologie che hanno fatto della violenza un metodo e di un delitto, un diritto. E contro le istituzioni che dinanzi a centinaia di migliaia di aborti richiesti e praticati per problemi socioeconomici, invece di alleviare o risolvere questi problemi organizzano la soppressione dei poveri.
Tu, da parroco, come hai attuato questa sollecitazione? Annunciando il Vangelo della vita sempre, nella predicazione, negli incontri di formazione dei gruppi, nei corsi di preparazione al matrimonio, celebrando la Giornata per la vita, diffondendo opuscoli e mettendo a disposizione delle altre comunità parrocchiali, volontari preparati per offrire a tutti le ragioni del diritto alla vita. In parrocchia, poi, è sorto nel 1983 il Centro per la vita “Il Pellicano”, un gruppo di volontariato che ha contribuito a salvare dall’aborto moltissimi bambini.
In che modo la tua parrocchia offre un servizio concreto alla vita? Il Centro per la vita “il Pellicano” ha maturato una grande esperienza. Sono commosso dalla generosità e dal coraggio dei suoi volontari, dalla loro capacità di illuminare le coscienze, di consolidare i cuori, di risolvere o alleviare i problemi e di accompagnare le famiglie in difficoltà. Porto nel cuore le parole di un vescovo al quale alcuni amici focolarini riferirono di aver chiesto l’aiuto dei volontari del Pellicano per una coppia che voleva abortire. Il Vescovo disse: “Avete fatto bene. Quelli non si fermano dinanzi a niente!”. In verità questo giudizio è troppo generoso, ma rappresenta per noi un incoraggiamento a fare sempre il possibile e l’impossibile per salvare un bambino e offrire speranza ad aiuto ai suoi genitori.
Quante e che tipo di donne si rivolgono alla tua parrocchia? Propriamente è il contrario. Sono i volontari che vanno a cercare le coppie o le donne in difficoltà. Comunque, i problemi più frequenti sono due: l’incapacità di vedere un figlio al posto del problema e le difficoltà economiche. Perciò la prima opera è aiutare i genitori a prendere coscienza che si sta valutando il futuro di un loro bambino. Poi occorre intervenire a risolvere o attenuare le difficoltà. Ed è sempre possibile perché il fratello aiutato dal fratello è simile a una città fortificata. Bisogna agire così: fare al bambino in grembo tutto ciò che faremmo ad un bambino in culla. E non fare a un bambino in grembo ciò che non faremmo a un bambino in culla. Occorre tanto amore. Una volta ho fatto un’esperienza molto bella: una giovane attrice si avvicinò alla fede. Ricordo che cominciò a piangere mentre le leggevo una pagina del Vangelo. Dopo qualche giorno mi confidò il suo dramma: aveva abortito. Mi raccontò tutti i particolari: li ricordo come fosse ieri. Giunse alla confessione. Dopo, pensai di dirle che il Signore aveva fiducia in lei e che, chissà, forse ella avrebbe potuto salvare la vita di qualcuno. L’anno successivo venne a trovarmi: aveva salvato la vita di due gemelli aiutando i suoi genitori che avevano deciso di abortire. Sì, il Signore aveva fiducia in lei!
Quali suggerimenti pastorali offrire ad una parrocchia che vuole sviluppare in sé un servizio alla vita nascente? Regalare l’opuscolo “Vita umana, prima meraviglia” al battesimo; abbonarsi a “Sì alla vita”; parlare del diritto alla vita nella predicazione, nei corsi di preparazione alla cresima ed al matrimonio; invitare in parrocchia dei Centri di aiuto alla vita ad offrire la loro esperienza e con loro progettare qualche iniziativa; celebrare la Giornata per la Vita; pregare per la vita; organizzare ogni anno un incontro per i gruppi; invitare quanti fossero in difficoltà a rivolgersi al parroco che, se ne sente il bisogno, potrà avvalersi dell’aiuto dei volontari; sostenere con le Caritas parrocchiali i neonati e le madri; ricordarsi che tutto quanto avremo fatto ad uno dei fratelli più piccoli di Gesù lo avremo fatto a Lui.

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