Crisi Russia-Ucraina, la tensione sale: Mosca riconosce l’indipendenza del Donbass e invia l’esercito
“L’Ucraina non è un Paese, ma parte integrante della nostra storia”. Questo è il succo del delirante discorso alla nazione del Presidente russo Putin mentre firma in diretta TV, il riconoscimento del Donbass e invia truppe nella Regione, appartenete di fatto allo Stato ucraino, per “il mantenimento della pace”.
Il mondo occidentale ha pesantemente condannato la mossa del leader russo, che ha violato il diritto internazionale e la sovranità dell’Ucraina e ha ribadito che non resterà senza un’adeguata risposta. Per la Casa Bianca è l’inizio dell’invasione e sostanzialmente l’inizio della guerra.
E così la paura di un nuovo conflitto nel cuore dell’Europa si insinua nell’animo della gente. E l’angoscia sale negli occhi di uomini e donne che stanno lasciando le loro case. La diplomazia internazionale arranca e sembra non riuscire a trovare una strada, mentre le ambasciate si svuotano e le tensioni crescono ora dopo ora con il dispiegamento di carri armati, mezzi blindati, missili e soldati ai confini tra Russia e Ucraina.
Le tensioni tra i due Paesi partono da lontano. Da una parte c’è la Russia di Putin che ha sempre considerato il territorio ucraino come “una sua appendice”, anche dopo l’indipendenza arrivata nel 1991 grazie alla Perestroika di Gorbaciov che portò di fatto al dissolvimento dell’Unione Sovietica, dall’altra c’è l’Ucraina, che dopo la “crisi di Crimea” del 2014 ha visto questa parte del suo territorio, dapprima occupata e poi annessa alla Federazione Russa tramite un referendum popolare (oltre il 95% dei voti a favore) ritenuto “una farsa” dalla maggior parte dei Paesi occidentali, tanto da portare l’Unione Europea e la Nato ad adottare pesanti sanzioni politiche ed economiche nei confronti della Russia di Putin.
Da allora l’Ucraina è lacerata da scontri interni anche nella regione del Donbass (dichiaratasi indipendente) tra le milizie separatiste filorusse e le forze armate del Governo di Kiev, scontri che dal 2014 hanno già portato alla morte di oltre 13mila persone.
Ma non è solo questo il motivo dello scontro fra i due Stati dell’Est Europa, si tratta anche di “geopolitica”. L’Ucraina, forse il Paese più occidentale fra quelli dell’ex Unione Sovietica, sembra intenzionata a aderire alla Nato, anche se la sua adesione non è certo imminente e nemmeno ancora in fase di discussione. L’adesione all’Alleanza militare atlantica rappresenterebbe per il Governo di Kiev un passo determinate per liberarsi definitivamente dall’influenza della Russia. Il Cremlino di certo non vede di buon occhio l’interesse ucraino per l’occidente e si oppone con determinazione pur non avendo facoltà di decisione, chiedendo lo stop dell’allargamento ad Est della Nato e accusando l’Occidente e gli Stati Uniti in primis, di voler accerchiare militarmente la Russia.
La risposta americana non si è fatta attendere e il Presidente Biden ha ribadito che gli stati hanno il diritto di scegliere, in piena libertà, di quale alleanza far parte. Anche il nuovo Presidente ucraino Zelensky, che continua a tessere rapporti e alleanze con l’occidente è un “nemico” per Mosca. Molti paesi di quello che fu il blocco dell’Est europeo, con gli anni, sono entrati a far parte dell’Alleanza atlantica, fra questi la Polonia, la Croazia, l’Ungheria, l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Romania, la Repubblica Ceca, la Slovacchia e la Slovenia e il timore di trovarsi gli Stati Uniti vicinissimi, ha fatto ribadire più volte a Putin che “non accetteremo mai la Nato ai nostri confini”, accusando gli Usa di fornire armi all’Ucraina e di fomentare le tensioni.
Nei colloqui con il Presidente francese Macron del 7 febbraio scorso, Putin ha lasciato intendere, e nemmeno troppo velatamente, che se l’Ucraina dovesse entrare nella Nato o cercare di riprendersi la Crimea con la forza, la Russia non si risparmierà militarmente e per quanto i potenziali militari della Nato e quelli di Mosca non siano paragonabili, lo stato russo è dotato di armamenti nucleari e sarà pronto a trascinare nel conflitto diversi Paesi.
Nel discorso in diretta TV, Putin ha affermato che “L’Ucraina non è un Paese confinante, è parte integrante della nostra storia, cultura, spazio spirituale. È stata creata da Lenin” e ancora “l’Ucraina ha già perso la sua sovranità”, definendola una serva dei “padroni occidentali” e ha intimato al Governo di Kiev di fermare immediatamente tutte le operazioni militari. L’Unione Europea considera la mossa della Russia come la più grande minaccia alla pace e alla stabilità in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale perché sono stati messi in discussione tutti i principi e le regole internazionali faticosamente raggiunti dopo la fine della Guerra fredda e ha anche ribadito che se l’attacco all’Ucraina partirà dalla Bielorussia, le stesse sanzioni e provvedimenti saranno riservate al Governo di Minsk che già tanti problemi ha creato all’Europa nei mesi scorsi, ammassando profughi ai confini con la Polonia. E intanto in Ucraina è stato proclamato lo stato di emergenza e già si combatte. È di queste ore la notizia che un bombardamento ha colpito un impianto idrico lasciando 21mila persone senza acqua, mentre colpi di mortaio avrebbero già colpito anche l’ospedale della capitale. Cosa succederà adesso? Scoppierà davvero la guerra? Sarà un conflitto-lampo? Quali Paesi coinvolgerà? Sono questi i pensieri di tutti. Le paure di tutti.