La libertà di decidere
“Esportatori di democrazia. Paladini della giustizia a difesa delle libertà di tutto il mondo”.
Gli Stati Uniti, molto spesso sono definiti così, ma non sempre a ragione. Osservando con attenzione, in molti casi, la realtà appare diversa, a cominciare dalle “libertà interne”.
È notizia di qualche giorno fa che lo stato dell’Oklahoma ha approvato una legge che vieta quasi del tutto l’aborto. Lo permette solo in caso di grave pericolo per la vita della donna e non è l’unico Stato americano che negli ultimi anni ha legiferato in tale direzione. La legge, conosciuta come Senate Bill 612, ora dovrà arrivare sulla scrivania del Governatore repubblicano Kevin Stitt per essere firmata. Era già stata approvata lo scorso anno ed è passata alla Camera con 70 voti favorevoli e 14 contrari e prevede multe salatissime, fino a 100mila dollari, e pene fino a 10 anni di reclusione per chi ricorre all’aborto senza avere “un’emergenza medica”.
La legge, come era prevedibile è stata ampiamente contestata da gruppi di attivisti che hanno manifestato davanti al Campidoglio a Oklahoma City. Se la legge entrerà in vigore costituirà un problema non solo per le donne del posto, ma anche per esempio per quelle del vicino Texas che si recano attualmente nelle cliniche dell’Oklahoma per poter interrompere la gravidanza, essendo il Texas uno stato conservatore che ha approvato recentemente una legge molto restrittiva sull’aborto.
Di tutto questo, si sta occupando la Corte Suprema, che sta discutendo anche sulla legittimità della legge sull’aborto del Mississippi, che vieta l’interruzione di gravidanza dopo 15 settimane di gestazione nella maggioranza dei casi.
La decisione della Corte è prevista per il prossimo giugno e tutto sembra propendere per la conferma della legittimità della legge ed annullerebbe quasi cinquant’anni di conquiste e battaglie per l’aborto legale.
Negli Stati Uniti l’aborto è legale, a livello federale, dal 1973 grazie alla storica sentenza “Roe v. Wade” (anche se non c’è una legge unica valida per tutti gli Stati) che garantisce la libertà e il diritto ad abortire fino alla 24esima settimana: praticamente, la nuova legge, dimezzerebbe i tempi a disposizione delle donne per ricorre all’interruzione di gravidanza.
Secondo dati federali, una donna americana su quattro ha fatto ricorso almeno una volta all’aborto e limitare o addirittura cancellare questo diritto andrebbe a pesare, ovviamente, sulle fasce deboli della popolazione, soprattutto quelle delle donne nere e ispaniche che spesso non hanno i mezzi economici per viaggiare da uno stato all’altro e cercare cliniche dove sia possibile interrompere una gravidanza.
In alcuni stati europei, invece, la situazione appare completamente diversa: recentemente in Francia è stata approvata una legge che prevede l’estensione da 12 a 14 settimane del limite legale per interrompere chirurgicamente la gravidanza e allarga anche il bacino dei professionisti sanitari che possono praticarla.
In questa sede non si vuole discutere sulla “vita” o sulla sua negazione. E non si vogliono nemmeno raccontare le difficolta che le donne incontrano ogni giorno, anche nel nostro Paese, per poter esercitare il loro diritto all’aborto, spesso reso molto gravoso anche dai troppi medici obiettori presenti nelle strutture sanitarie.
Si vuole solo aprire una riflessione sui diritti e su tutte quelle libertà che faticosamente negli anni sono state raggiunti, da donne e uomini coraggiosi che si sono battuti per assicurare a sé stessi e agli altri “la libertà di decidere”.
Avere una legge che permette l’aborto, non vuol dire “abortire”, ma vuol dire evitare per esempio gli aborti clandestini, che purtroppo ancora esistono, praticati senza le necessarie condizioni igieniche o quelli “tecnologici e moderni”, acquistando su internet pillole abortive senza consulto medico.
In Italia l’aborto è diventato finalmente legale nel 1978 con la legge 194, e pur se imperfetta e sicuramente migliorabile, è una legge degna di un Paese civile, che permette di esercitare un diritto sacrosanto. Difendiamola sempre!