S’Ard Festival 2022: “Bella Ciao” rivive nell’evento folklorico sardo
“Bella Ciao”, l’emblematico canto della Resistenza, celebre anche oltreoceano, è diventato oggetto di un’originale rivisitazione grazie allo spettacolo corale “50 anni di Bella Ciao”, tenutosi domenica 24 aprile al Teatro massimo di Cagliari. Un vero e proprio concerto volto a far rivivere l’atmosfera vintage e dai tratti leggendari del rinomato Festival dei Due Mondi di Spoleto svoltosi negli anni ’60. L’evento apre il S’Ard Festival 2022, un’iniziativa promossa dall’associazione culturale S’ardmusic, volta ad incentivare la produzione della musica folk a livello nazionale.
È evidente che la scelta del canto partigiano non è affatto casuale: com’è ben noto, il 25 aprile ricorre l’Anniversario della liberazione d’Italia, e sono le stesse parole di “Bella Ciao” ad evocare la lotta contro le dittature e l’opposizione agli estremismi. Fu proprio Yves Montand, durante il Festival di Spoleto, a consacrarlo come canto delle mondine e inno partigiano. Quest’anno, invece, ne viene proposta una nuova versione intrisa di echi mediterranei: le voci di Elena Ledda, Lucilla Galeazzi, Gabriella Aiello e Peppe Voltarelli, la chitarra battente di Francesco Loccisano, le percussioni di Andrea Piccioni, il violino di Mauro Durante, il mandoloncello di Mauro Palmas, i contributi di Moni Ovadia e Mario Incudine.
Ma l’intero S’Ard Festival, oltre ai nomi di questi professionisti, prospetta un’ampia kermesse di musicisti d’alto livello: dall’organetto di Riccardo Tesi al polistrumentista Nando Citarella, dalla chitarra di Maurizio Geri e dalle percussioni di Marzio Del Testa al sax di Claudio Carboni. Tra i canti di protesta e di spensieratezza, l’evento si colora di ritmo e di tradizioni regionali con la tammurriata campana, la pizzica salentina e il ballu tundu sardo. Oltre a sottolineare l’importanza della rievocazione storica, il Festival vuole incoraggiare la sua fusione con le avanguardie musicali di oggi, senza tralasciare il significato più profondo dei testi, spesso portatori della voce del popolo di ieri e oggi.