La “piccola stella” di Ultimo illumina Napoli in due serate da “favola”
Quel filo che unisce potete chiamarlo amore, citandone, tanto per cominciare, una sua canzone. Il filo che unisce Ultimo e i suoi fan è costituito proprio dall’amore per la sua musica, per la sua storia. Un amore che supera e vince la pandemia che, per due anni, ha spostato l’appuntamento tra Nic e il suo pubblico, previsto inizialmente nell’estate del 2020.
C’è chi in mano aveva ancora il biglietto con la data di allora, c’è chi lo teneva aggiornato; sta di fatto che un legame così non lo ha battuto neanche il tempo che è passato da quel 4 luglio 2019, quando all’Olimpico di Roma andò in scena “La favola”, favola in tutti i sensi. Da quella notte di tre anni fa il sogno lasciò il passo alla realtà, e quel ragazzino del quartiere di San Basilio in Roma svestì i panni del giovane Peter Pan e divenne il supereroe musicale di migliaia e migliaia di persone, ragazzi e non solo. Per tre anni la gente ha cantato nella propria camera, o isolandosi con le cuffiette da un momento difficile del quotidiano, le sue canzoni. Mentre il tour negli stadi veniva fermato dal virus, la sua musica continuava ad essere ascoltata; il poeta romano continuava a scriverla, ad alimentare di sogni e speranze i suoi “ultimi”.
Alla fine il momento è arrivato, l’estate del 2022 è quella che ha fatto ripartire quella Favola. Stadio per stadio, data dopo data, il pubblico di Ultimo sta tuttora confermando con forza e calore l’amore per lui, lui che è diventato il più giovane artista italiano a fare un tour negli stadi, quasi tutti esauriti peraltro. Ed era ovvio e scontato che la passione e il cuore caldo di Napoli (e dintorni) non fosse da meno al bagno d’amore che sta accompagnando il 26enne romano. Con due date sold out e un’atmosfera magica, Ultimo ha conquistato anche Napoli, o forse è Napoli ad aver conquistato Ultimo, nella cornice del Diego Armando Maradona. L’ultimo weekend del mese di giugno resterà a lungo nella memoria del cantante e di tutti i presenti che hanno cantato insieme a lui, come se il tempo si fosse fermato, come se non fossero passati quei tre anni di attesa, perché l’amore è questo: aspettarsi, nutrirsi l’un l’altro e riscoprirsi innamorati come prima, e ancora di più. Evidentemente, com’era prevedibile ma per nulla scontato, in questi anni sia per i fan che per il cantautore è andata bene anche distanti, tanto si son portati dentro di sé, nel loro cuore.
E così per due giorni di fila, l’asse Roma-Napoli è stata l’asse dell’amore, così come Niccolò si era auspicato. Per lui, romano da sempre e napoletano nelle radici familiari, cantare nella sua seconda casa è stato un incanto che non si è spezzato neanche a concerto finito. Tutto è stato eseguito in un modo perfettamente poetico: a “buongiorno vita” che ha aperto il concerto, così come si aprirebbe una giornata qualunque, hanno fatto seguito le new entries e i grandi successi degli anni passati in rapida successione, passando per “Piccola Stella” riproposto a cappella da tutto lo stadio con le torce accese, su suggerimento di Ultimo la prima sera, e per “Rondini al guinzaglio” nella seconda data. Che fosse una canzone movimentata come “ipocondria” o il momento tranquillo e rilassato come quello in acustico, la magia non si è interrotta; tanta era la voglia di ritornare insieme a cantare e “ridere a squarciagola”. Poi si è passati al momento dello spettacolo in cui, con il solito bicchiere di vino in mano, Ultimo è tornato a essere Niccolò, raccontandosi, ricordando il periodo che lo ha fatto crescere, i giorni al parco con gli amici e quelli in cui ha mosso i primi passi in un mondo in cui voleva sfondare ma senza sapere se avrebbe avuto successo. E così il bambino ha iniziato a contare le stelle, con la musica come unica forza che aveva e, come un eterno Peter Pan, rammenta che è colpa delle favole “se la sua vita adesso è questa”.
In un mix intelligente egli ha alternato i brani vecchi e quelli nuovi, accorgendosi che un “22 settembre” si riempiva della stessa carica emotiva di “Pianeti” o di “ti dedico il silenzio”, come a dargli conferma che la sua penna scrive ancora poesie nonostante il tempo che passa. Lo stesso tempo è passato durante lo spettacolo, “perché infame è il suo mestiere”, ma senza che nessuno nello stadio se ne rendesse conto. Poi è arrivato il momento preferito da tutti, da lui in particolare, quando ha ricordato a sé stesso e a tutti da dove è partito: da una piccola cameretta che si è trasformata in stadi immensi, accompagnato dal suo pianoforte e dalla sua voce, oltre che da sogni e speranze. E così il concerto di Ultimo ha vissuto il suo momento finale, quello più forte, quello piano e voce. Ed è in questo frangente che la magia ha trasceso sé stessa e si è trasformata in qualcosa di più grande, di non descrivibile. “Tu si na cosa grande per me” e “Napul’è” sono diventate due dichiarazioni d’amore speciali per la sua gente, l’immedesimarsi in una realtà che non è propriamente sua ma che sente sua, come quando venerdì scorso si è recato a Scampia per passare alcuni minuti in quel posto spesso bistrattato, cantando la sua musica insieme alle persone locali. Sono questi piccoli gesti di cuore che rendono speciale un artista, che lo differenziano dal resto, che ci fanno capire che Ultimo si ricorda degli ultimi e resta dalla loro parte anche se “lo ha cambiato sto successo”. E così il giovane cantautore si è destreggiato abilmente nel dialetto napoletano a Napoli, mentre il suo pubblico lo ha accompagnato in romano con “Fateme canta”. Ogni tanto, durante il concerto, si è messo le mani nei capelli, come se non credesse ai suoi occhi, come se si sentisse sempre piccolo e incredulo di fronte a quello che riesce da anni a fare: dar voce alle proprie emozioni e scoprire che una marea di gente è come lui.
E così quelle due ore di concerto racchiudono la vita di ogni giorno delle persone, la rinnovano per andare avanti e combattere per inseguire i propri sogni fino a raggiungere i propri obiettivi. “Se non vi darete da fare, il talento vi lascerà a piedi. L’ossessione batterà sempre il talento, l’unica cosa che conta nella vita che è limitata è inseguire i propri sogni e le proprie passioni”. Ultimo parla poco ai suoi concerti e, quando lo fa, cerca sempre di dare forza agli ultimi, di non mollare mai e di essere ossessionati dai propri sogni. Alla fine non c’è neanche bisogno di parlare tanto per esprimere un concetto semplice, per il resto, per tutto il resto egli ha parlato tramite le canzoni, che è la cosa che gli riesce meglio.
E così, con i soliti sogni appesi, la sua “piccola stella” è diventata, come diventa sempre in quelle ore, tante piccole stelle che brillano e che creano una luce fortissima dove in quel momento brilla chi, nel quotidiano della sua vita, fa fatica a brillare. Brilla chi si sente ultimo nella vita e ha trovato in uno, che di Ultimo si è messo anche il nome, il megafono per esternare i sentimenti di ogni giorno. Quei sentimenti e quelle emozioni che uno fa fatica a tirare fuori, che restano dentro e fanno spesso soffrire ma che, con la musica, la sua musica, si riescono a esternare, cantando forte in faccia al mondo che anche se si sta dalla parte degli ultimi ci si può sentire primi.