A Taormina la Mostra “Umiltà e Splendore”
“Allestimento perfetto. Con opere di artisti affermati e altri, siciliani soprattutto, meno noti, ma di sorprendente valore”. Così Vittorio Sgarbi recensisce la mostra “Umiltà e Splendore. L’arte nei conventi cappuccini del Valdemone tra Controriforma e Barocco” in programma con ingresso gratuito dallo scorso 14 giugno al 14 settembre 2022 presso Palazzo Ciampoli, prodotta dal Parco Archeologico Naxos Taormina in collaborazione con la Soprintendenza dei Beni Culturali di Messina e promossa dalla Provincia dei Frati Minori Cappuccini della Città.
“È un progetto unico e irripetibile – assicura la direttrice del Parco Naxos Taormina, Gabriella Tigano – che consentirà di avere riuniti capolavori semisconosciuti o addirittura mai esposti al pubblico provenienti da eremi remoti, chiese raramente aperte, sacrestie, magazzini dei musei”.
Perno del percorso espositivo le cinque pale d’altare provenienti dalle chiese cappuccine siciliane, a cui si aggiungono prestiti provenienti dal MuMe di Messina, dalla Pinacoteca Zelantea di Acireale, dal Museo civico di Castroreale e dai conventi di Adrano, Castroreale, Catania, Francavilla di Sicilia, Gibilmanna, Messina, Milazzo ed altri per un totale di una trentina di opere.
“La mostra di Palazzo Ciampoli esprime la bellezza semplice e immediata dell’arte sacra custodita nei conventi dei Cappuccini. Un’esposizione unica sia per la qualità delle tele esposte che per gli interventi di restauro e le rivelazioni che il temporaneo asporto dai siti originari ha consentito” secondo quanto afferma l’Assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà.
Spiccano tra gli artisti in mostra più noti nomi quali Scipione Pulzone con la sua “Madonna degli Angeli con San Francesco e Santa Chiara” dipinta nel 1588; Giovanni Lanfranco, uno degli esponenti più noti della scena barocca italiana; i frati Feliciano da Messina e Umile da Messina; Onofrio Gabrieli; Mathias Stomer; Guglielmo Borremans e Giacinto Platania. Molte delle opere presentate risentono dell’influsso iconografico risalente alla Controriforma, periodo in cui, in risposta alle dottrine del tedesco Martin Lutero, la Chiesa cattolica decide di apportare un piano di rinnovamento sociopolitico che si concretizza nella creazione di istituzioni come il tribunale dell’Inquisizione (1542) o l’Indice dei libri proibiti (1559). Questo processo non solo influenza la vita religiosa e i modelli ideologici cristiani, ma anche le rappresentazioni grafiche artistiche, intrise di simbolismo. Erasmo da Rotterdam, infatti, nel suo Elogio della follia (1511) sottolinea come le immagini sacre alimentino il rito pagano della venerazione dei Santi. Così, a seguito del Concilio di Trento (1545-1563, con interruzioni), le opere vengono analizzate e vagliate con molta attenzione, al fine di dimostrare come in esse vi sia chiarezza, leggibilità, decoro, verità e aderenza alle scritture.
Nonostante sia innegabile l’influenza esercitata dalla Chiesa sull’arte europea, alcuni artisti non cambiarono il proprio modo pittorico, basti pensare al Giudizio universale di Michelangelo accusato dall’Inquisizione di essere “troppo affollato di figure poco consone alla scena sacra”, materializzando un paradosso ben noto: quanto il profondo risentimento religioso del Buonarroti abbia fatto di lui come riporta il Vasari “cosa piuttosto celeste che terrena”.