Francesca Grisolia – Laurea triennale in Lingue e Culture Moderne
La nostra validissima Collaboratrice Francesca Grisolia ha conseguito la Laurea triennale in Lingue e Culture Moderne (L-11) il giorno 14 luglio 2022 all’Università della Calabria (Dipartimento di Studi Umanistici), con una tesi dal titolo “L’odio come perlocuzione. L’hate speech nella filosofia del linguaggio ordinario”. Relatore il Professor Emanuele Fadda, Docente di Linguistica e teoria dei linguaggi. Il cuore di questo studio è l’analisi del fenomeno dell’hate speech e della sua evoluzione linguistica e storica all‘interno del contesto linguistico italiano. Attraverso le teorie fondanti della filosofia del linguaggio e della psicologia comportamentale, viene posta una particolare attenzione su alcuni casi di violenza comunicativa, documentati da testimonianze scritte e dall’evoluzione della giurisdizione in merito al comportamento violento. Dalle origini dell’umanità a oggi, la letteratura scientifica e di finzione ha infatti fornito numerosi elementi utili a questo studio. Una delle motivazioni alla base di questa tesi è, in primis, l’attenzione nei confronti degli effetti pragmatici della comunicazione sull‘interlocutore, un interesse incentivato da esperienze personali, dall’assidua frequentazione delle reti sociali – spesso teatro di fenomeni di violenza verbale – nonché dalla passione per la filosofia del linguaggio e per la linguistica cognitiva. Dopo un’attenta ricerca tra documenti del passato e risorse digitali, ci si rende conto dell’incredibile modernità dell’opera “Come fare cose con le parole” di John Langshaw Austin, saggio che sposa perfettamente la quaestio del presente lavoro: il linguaggio d’odio è sempre stato potenzialmente nocivo? L’obiettivo è dare una risposta tramite la presentazione di testimonianze, accompagnate da un’analisi linguistica che evidenzia le peculiarità lessicali, morfo-sintattiche, fonetiche e socio-pragmatiche. In questo modo, l’elaborato fornisce una chiave di riflessione, formazione e rieducazione sui contesti comunicativi a cui ognuno di noi prende attivamente parte. I due capitoli in cui si divide la tesi presentano due diverse prospettive per analizzare il fenomeno dell’hate speech: nel primo vengono infatti fornite delle basi filosofiche, psicologiche e linguistiche, attraverso indagini e studi dei maggiori pensatori e teorici del logos. Nel secondo capitolo viene sviluppato un resoconto di fenomeni di aggressività verbale del passato e del presente, sia attraverso l’evocazione di testi giuridici sia tramite l’esplorazione di corpora scritti. Questa consapevolizzazione dell’individuo sulla potenziale violenza delle parole viene anche ricordata in opere letterarie di finzione in cui il conflitto con l’antagonista crea spesso dei punti focali nell’intreccio, se non un‘occasione per l’autore di focalizzarsi sugli usi linguistici della sua epoca, nella fattispecie un passato a noi linguisticamente lontano. Il fenomeno si è ulteriormente articolato con la nascita e lo sviluppo dei mass media, in cui la comunicazione ha una rilevanza ed utenza più ampia, in cui la cristallizzazione dell’atto linguistico e del tempo della sua enunciazione può provocare una potenziale dilatazione delle sue conseguenze sociali. Si può dunque dedurre che l’hate speech è potenzialmente nocivo per l’altro, nella misura del proprio self-concept, del contesto d’enunciazione e del livello d’interpellazione dei partecipanti all’atto comunicativo. È, inoltre, evidente la forza perlocutoria della comunicazione non verbale e di quella indiretta, di difficile interpretazione. È importante chiarire che la libertà d’espressione non venga interpretata come una possibilità per pronunciare parole o interi discorsi d’incitamento all‘odio. Nonostante l’articolo 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo tuteli il diritto di esprimere le proprie idee, il linguaggio violento può danneggiare l’altro o innescare ulteriori comportamenti violenti. È anche lo stesso testo giuridico a confermarlo con l’articolo 14, che assicura il godimento della libertà senza alcuna discriminazione. È auspicabile, nell’ottica di queste conclusioni, che la cultura di massa venga sensibilizzata sempre più sul tema tramite una maggiore attenzione, da parte dei mass media e delle istituzioni scolastiche e non, alla libertà intesa come diritto e come dovere nei confronti di sé e del prossimo, al fine di costituire, in futuro, una società sempre più inclusiva, i cui usi linguistici siano meno saturi di pregiudizi e stereotipi rispetto al presente.
A Francesca gli auguri della Redazione: “Sei il nostro orgoglio”.