Il museo Archeologico Irpino, tra arte, tradizione e storia
Arte, ambiente e storia s’incontrano nel Complesso Culturale di Corso Europa ad Avellino, dove sono esposti i reperti dell’Hirpinia Archeologica.
Istituito a seguito della donazione dell’Avvocato Giuseppe Zigarelli, nel 1880, il Museo, ancora oggi continua ad arricchirsi di frammenti del passato.
Attingendo dai reperti esposti, è possibile ricostruire un quadro d’insieme del patrimonio storico, artistico e culturale degli insediamenti in Irpinia.
Un’accurata selezione dei ritrovamenti è esposta nelle varie sale, come brocche ed anfore in ceramica, armature, sculture, armi, vasellame di notevole valore artistico. Manufatti d’uso di materiali diversi, affondano le loro radici nel Mesolitico, nella protostoria, nell’età sannitico–romana e altomedievale.
I reperti sono esposti per nuclei tematici, per favorire la migliore comprensione dei visitatori e per scopi didattici:
– La collezione Zigarelli
– Il lapidario
– La necropoli della Madonna delle Grazie (Mirabella Eclano)
– Il Santuario della Mephitis (Valle dell’Ansanto)
– Abellinum (Atripalda)
– Aeclanum (Mirabella Eclano)
Ognuno dei 119 Comuni irpini è sostanzialmente e idealmente presente nell’excursus espositivo, ma alcune aree eccellono per memoria storica e reperti. Molto è stato prelevato dalla necropoli preistorica di Mirabella Eclano, rinvenuta negli anni ‘60 per merito di Oscar Onorato. Tra i cospicui corredi, una nota particolare va riservata alla “Tomba del Capo Tribù”, ora ricostruita al Museo, sepolto insieme al suo cane, il bastone del comando spezzato, armi e vasi di pregio.
In quell’area della Valle del Calore, sorgeva Aeclanum, fondata dai sanniti intorno al III secolo a.C., poi sottomessa ai romani ad opera di Silla, nell’89 a.C. Di questa cittadina, moltissimi sono i reperti in esposizione, come sculture, monili, terrecotte architettoniche, una statua di Niobide, balsamari, oggetti in avorio e in vetro, monete e il torso di Apollo. Altri reperti provengono dalla Valle d’Ansanto, luogo un cui sorgeva un santuario dedicato alla dea Mefite e di cui parla Virgilio nel Libro VII dell’Eneide. Di questo luogo, oltre a un variegato materiale votivo, come tavolette fittili, il reperto che maggiormente incuriosisce il visitatore è lo Xoanon, una statua di divinità, in legno ossidato dal tempo.
Un altro nucleo molto interessante, situato sulla riva sinistra del fiume Sabato, che racconta la sua storia, è Abellinum, da cui sono emersi reperti preziosissimi. Costruita su un preesistente insediamento sannitico, abbonda di antichissimi resti, come le mura in opus reticolatum, e quadratum, e un complesso di circa 2.500 metri quadrati, ritenuto una dimora patrizia.
Un’ara circolare di marmo e suggestive suppellettili degli ambienti, unitamente a oggetti funerari provenienti dalla necropoli, continuano a incuriosire l’occhio del visitatore.
I reperti sono moltissimi e di pregio, invitano a visitare, studiare e comunicare un patrimonio efficacemente legato al territorio, per stimolarne la conoscenza e la riscoperta.
Il turismo culturale moderno offre, nel nostro caso, la possibilità di lasciare emergere l’immagine del museo come luogo di educazione, di sviluppo della conoscenza storico-scientifica, al continuo servizio della società.