Napoli sotterranea
Le caverne e le gallerie sotterranee hanno sempre stimolato la curiosità dell’uomo fin dalla preistoria. Evidenti tracce dei suoi insediamenti testimoniano momenti significativi della sua evoluzione, alcuni risalenti a quaranta milioni di anni fa, che narrano di luoghi utilizzati come riparo, luogo di culto o fortificazione.
Nel tempo, l’uomo ha saputo utilizzare le cavità naturali della sorprendente natura sotterranea, scavando e adattando ambienti alle sue variegate necessità. Lo spettacolo che oggi si presenta agli occhi del visitatore è costituito da un patrimonio raro che percorre interamente il faticoso cammino dell’uomo verso la modernità. Nell’immaginario religioso, il mondo sotterraneo aveva profondi significati simbolici legati, prima, alle culture politeiste, e, poi, monoteiste, come il cristianesimo. Alcune filosofie indicavano quei luoghi come dimore dei demoni, di oscure presenze ostili, altri come luoghi incantati, altri ancora, come rifugio o, nel caso di acquedotti, come un sistema di approvvigionamento e di pubblica utilità.
In tutti i casi, la tradizione popolare attribuiva a quei luoghi i significati ”dell’altrove” con i quali, prima o poi, bisognava misurarsi.
Napoli è tra le città del mondo che, meglio di qualunque altra, ha saputo coniugare il sacro con il profano, adattandoli ai bisogni culturali imposti dall’evoluzione dei tempi. Un ruolo importante nella creazione del mondo sotterraneo è stato svolto dall’attività estrattiva della roccia tufacea che, trasformata in blocchi, era utilissima nel “mondo della luce” per il sistema edilizio. In questo contesto, tutto ciò che faceva riferimento alle tracce del passato, custodite per secoli, come dipinti, mosaici, catacombe, resti del mondo greco–romano, spoglie di nobili del seicento furono trattate con curiosità storica e conservate.
La competenza del mondo antico in materia di scavi sotterranei nel calcare compatto per i rifornimenti idrici, affonda le sue radici nella civiltà egizia e greco – romana.
L’acqua, limpida e fresca, proveniente dalla provincia di Avellino, precisamente dalla foce del Serino, purificata attraverso appropriati drenaggi, sgorgava abbondante al suo interno, garantendo il rifornimento idrico della città di Napoli. Le acque non erano trascurate. Una squadra di pozzari vigilava e assicurava una costante manutenzione delle cisterne. Il sistema di approvvigionamento idrico era di antichissima concezione. Inizialmente concepito intorno al IV secolo a.C. e ininterrottamente adoperato fino al XVI secolo, allorché il ricco e nobile Cesare Carmignano si fece carico di un nuovo acquedotto che, a causa di un’epidemia colerica, fu chiuso nel 1885.
Il vecchio e ingegnoso impianto sotterraneo non fu destinato all’inutilità, ma utilizzato da molti come deposito e, poi, come rifugio antiaereo, nel periodo della Seconda guerra mondiale, accogliendo e proteggendo dai pericoli dei bombardamenti una moltitudine di persone. Queste testimonianze, per così dire recenti, inteneriscono il cuore dei visitatori. La tragedia della guerra è visibile ancora lì, a testimonianza dei suoi orrori, attraverso quel poco che si riusciva a trasportare al loro interno, come il minimo per cucinare e per dormire. Scritte sui muri, i graffiti della speranza, inneggiavano a un mondo giusto e saturo di fraternità e di pace.
Singolari sono le storie sui monacielli, legate alle attività dei pozzari, che per la loro delicata attività conoscevano ogni angolo dei sotterranei, ed erano quindi capaci di intrufolarsi nelle case direttamente dai pozzi di buon mattino, quando gli uomini erano al lavoro, insidiando le loro donne. Questi singolari personaggi erano conosciuti come monacielli, perché indossavano ampi mantelli per proteggersi dall’umidità, simili al saio dei monaci. La leggenda narra anche di storie di amanti che giustificavano sgradite gravidanze come segni della Provvidenza.
Napoli è stata capace di tramandare ai posteri queste memorie, questo folclore, e, tra il sacro e il profano, lascia ancora godere l’animo esploratore del turista e del curioso attraverso visite organizzate in due distinti punti della città:
-Piazza San Gaetano (l’ingresso è segnalato dall’esterno da bandierine);
-Vico Sant’Anna di Palazzo (adiacente a Piazza Plebiscito e Piazza Trieste e Trento).