Inaugurazione della Mostra in pietra lavica dell’artista Nicola Migliozzi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Nella giornata odierna, 13 ottobre 2022, alle ore 16.00, sarà inaugurata la Mostra in pietra lavica al Museo Archeologico Nazionale di Napoli – MANN – dell’artista Nicola Migliozzi.
La Mostra, una trentina di opere pittoriche realizzate negli ultimi anni su pietra lavica, è stata aperta il 23 settembre u.s. e oggi si procederà alla sua inaugurazione ufficiale alla presenza del Direttore del Museo ospitante, Archeologo Paolo Giulierini, e di altre insigne personalità del variegato mondo dell’arte e della cultura.
La Mostra dall’intrigante e suggestivo titolo “La voce della luna” potrà essere visitata fino al 23 dicembre 2022, dalle 9.30 alle ore 19.30, e rappresenta un viaggio per mezzo dell’Eros nella pittura della pietra lavica. Le opere esposte si rifanno ad ambienti e tempi mitologici dagli eroi greci alle antiche divinità romane.
Il critico d’arte, storico e accademico Claudio Strinati ha affermato che “La Mostra segna un punto fermo nella carriera dell’artista, schivo e appartato, ma in realtà attentissimo alle dinamiche culturali e spirituali del nostro tempo. Il tema di queste opere recenti del Maestro Migliozzi è l’Eros filtrato attraverso le pitture pompeiane e riattivate nel filtro dell’immagine della metamorfosi del mostro ancestrale”.
Al Professore Strinati ha fatto eco Leonardo Guzzo, collaboratore come esperto di scienza politica e organizzazione internazionale con la cattedra di Teoria dell’Organizzazione Pubblica all’Università degli Studi Maria Santissima Assunta in Roma e autore di servizi a sfondo socio-culturale-artistico sui giornali “IL CORRIERE DEL MEZZOGIORNO-CAMPANIA” e “IL MATTINO” e su quest’ultimo recentemente ha definito il Maestro Nicola Migliozzi “Cantore delle terre del mito” e ha scritto che “La sua arte pittorica vive un equilibrio difficile e per questo ancora più affascinante, si instaura anche tra le dimensioni della sua pittura: una materica, fortemente carnale, pulsante e incandescente; l’altra metaforica, evocativa, dilatata e sfumata dalla suggestione” e “Il lavoro dell’artista casertano mira a recuperare una consapevolezza storica e culturale” e “La sua è una grande arte del sud, che mischia solarità e tragedia, amore e morte, bellezza e afflizione attraverso la forza di una pittura che dà sostanza ai sogni. Giacere nel mondo sanguigno e fresco di tenebre da Polifemo accecato, guardare il sole allo Zenit dallo scoglio delle sirene, cadere nel vortice dell’amplesso fra il toro e Pasifae è un’esperienza totalizzante di contatto con la materia, di coinvolgimento dei sensi e viaggio della mente”.
Il Direttore della prestigiosa struttura museale che ospita l’esposizione, Archeologo Paolo Giulierini, ha sottolineato che “Osservare le opere di Migliozzi equivale a compiere un cammino temporale in una doppia direzione: dal presente al passato e viceversa, seguendo le anse e i sussulti di un linguaggio nuovamente classico”.
L’artista Nicola Migliozzi, nativo di Calvi Risorta (CE), località che vanta siti storico-archeologici di un passato millenario che meritavano una diversa considerazione da parte delle preposte autorità politiche e amministrative del settore, ove il pittore-scultore esprime e materializza anche il suo originale estro artistico e in una recente intervista ha dichiarato che “Le mie fonti d’ispirazione sono molteplici, può essere la lettura di una poesia o l’ascolto di un brano di musica classica, oppure la visita ad un museo o semplicemente un fatto di cronaca, ma il modo di concretizzare l’idea scaturita nella mia mente, il mio divenire immagine dipende dal momento in cui mi accingo al gesto artistico, a volte realizzo un’intera composizione con un unico tratto, una linea continua, senza ripensamenti, con un risultato sorprendente per la chiarezza delle forme che sembrano essersi trasferite direttamente, per magia, dalla mente al supporto, altre volte, invece, è un continuo ritornare sulle linee già tracciate alla ricerca della soluzione più idonea e il fare artistico, l’atto creativo diventa tormento, un dolce tormento, indispensabile affinché un lavoro acquisti un senso e si trasformi in Arte”.