Sparanise, la città Martire ricorda le vittime dell’eccidio nazista del 22 ottobre 1943
Sparanise non può dimenticare l’eccidio nazista del 22 ottobre 1943. Passano gli anni ma quel tragico episodio rimane impresso nella mente di tutti: giovani e meno giovani. Sabato 22 ottobre l’intero paese ricorderà quel giorno con una manifestazione cui parteciperanno il Sindaco Salvatore Martiello, il Dirigente Scolastico del Foscolo, Prof. Paolo Mesolella, i reduci dell’Associazione Nazionale Combattenti e molti alunni delle scuole locali. Il programma prevede, alle ore 9.30, il raduno in Piazza Giovanni XXIII, alle ore 10 la Santa Messa per i caduti, l’indirizzo di saluto del Sindaco Martiello e di alcuni storici locali. Alle ore 10.40 è prevista la deposizione di corone commemorative davanti ai due monumenti ai caduti ed alle ore 11.00 in Piazzetta Ranucci la deposizione di una corona in onore del Carabiniere Antonio Mancino ucciso dal bandito separatista Salvatore Giuliano e alle ore 11.30 da piazza Giovanni XXIII partirà il corteo degli alunni e dei cittadini per via Martiri 22 ottobre 1943 per la deposizione di una corona d’alloro sul monumento dedicato ai Martiri del 22 ottobre a Sparanise. Il racconto dei fatti accaduti in questi momenti è stato pubblicato nel libro “La guerra addosso” di Paolo Mesolella, ristampa di un testo già pubblicato nel 2005 con il titolo “Ricordi e testimonianze del campo di concentramento tedesco di Sparanise e sugli eccidi nazisti”. Riguardo agli eccidi nazisti di Sparanise le testimonianze orali non sono concordi nella ricostruzione dei fatti, sia in relazione alle cause che determinarono l’eccidio che al numero di morti in via de Renzis il 22 ottobre del 1943. Tuttavia, le varie e diverse testimonianze sono precedute da una ricerca storica di Graziadei, partigiano, uomo di lotte contadine, già Sindaco di Sparanise e Deputato del Partito Comunista Italiano. La testimonianza di Corrado Graziadei riguardo alla strage del 22 ottobre 1943 è quella più fedele e attendibile, dato che egli ci restituisce vicende vissute in prima persona. Nel saggio “La rivolta del Sud” del 1955 Corrado Graziadei fornisce un quadro d’insieme su aspetti rilevanti della Resistenza in Terra di Lavoro, e questa opera costituirà il punto di riferimento per gli studi di Giuseppe Capobianco. Fu d’altronde lo stesso Corrado Graziadei, il 22 ottobre 1944, ad un solo anno dalla strage, a voler commemorare insieme al Comitato di Liberazione le vittime della ferocia nazista e ad inaugurare la strada intitolata ai Martiri del 22 ottobre. A Sparanise un contadino ferisce mortalmente, un tedesco e ventisette persone sono massacrate sotto gli occhi dei loro congiunti ai margini del paese in via De Renzis. Tale testimonianza la ritroviamo negli Atti Parlamentari del 17 dicembre 1954, ove si legge testualmente: “A Sparanise il ferimento di un nazista rapinatore portò alla rappresaglia contro 27 cittadini, tra cui donne e bambini”. Quindi per Graziadei i morti per la rappresaglia di via De Renzis erano solo 27. Corrado Graziadei riconduce le cause dell’eccidio di Sparanise ad una rappresaglia in seguito a colpi di fucile di un contadino contro un soldato tedesco. Tale testimonianza serve anche per confutare l’ipotesi della storica napoletana Gibraudi, la quale si mostra convinta che le cause dell’eccidio del 22 ottobre 1943 vanno ricercate nell’aiuto fornito dalle donne ai prigionieri del campo di concentramento tedesco di Sparanise, ma l’ipotesi della Gibraudi si fonda su testimonianze poco attendibili di cittadini timorosi di affrontare un tema così delicato, spinoso, doloroso per la comunità. Anche le testimonianze degli Americani concordano con la tesi di Corrado Graziadei di una rappresaglia contro la fucilata di un contadino che, però, sottolineano, non aveva ferito nessuno. Graziadei, con il suo scritto, ci è di aiuto anche nel definire il numero delle vittime di via De Renzis, ossia 27 cittadini e non 39, secondo alcune testimonianze. Anche nella mostra documentaria allestita dalla Regione Campania del 1975 si fa riferimento a 27 persone. Tale numero è confermato da storici quali Aldo De Jaco nel libro “1943, la Resistenza nel Sud” e dai lavori di Giuseppe Capobianco “La giustizia negata” e “Il recupero della memoria”. Aldo De Jaco, che si occupò anche lui dell’eccidio di Sparanise, scrive testualmente: “Sparanise: Persone uccise per brutale malvagità numero 26 ed una donna che allattava un bambino di 4 mesi”.