Bellona (CE) – Quali le antiche origini della nostra città?

Sfogliando le pagine di un volume custodito nella biblioteca dell’Associazione Dea Sport ONLUS di Bellona (CE) abbiamo appreso le antiche origini della nostra città. Nell’antica Roma era venerata Bellona, la dea pagana della guerra, da cui ebbe origine il toponimo. Nel nostro circondario altre località assunsero il nome di divinità: Giano Vetusto dal dio Giano Bifronte, Camigliano da Camillianus attributo del dio Marte, Vitulazio dal dio minore Vitulo, Pantuliano da Pan, dio dei boschi. A questi si aggiungono altri storici luoghi: l’antica Cales (oggi Calvi Risorta) con il tempio di Giove, Sant’Angelo in Formis con il tempio a Diana, dea della caccia, Trebula (oggi Treglia) ricca di reperti archeologici, fra cui la villa del patrizio romano Lucio Ponzio, fraterno amico di Cicerone e Plinio. Per tali ragioni tutti i succitati agglomerati furono denominati “zona dei templi”. Nell’anno 900 il principe longobardo-capuano Atenolfo divise il territorio in quattro parti ed una di esse comprendeva Bellona, Vitulazio, Camigliano e Treglia. Nel 1048 i principi longobardi Pandolfo IV e Pandolfo V (padre e figlio) donarono al loro consanguineo Adelmondo una parte del territorio partendo da Triflisco (frazione di Bellona) fino ai monti che circondano Camigliano e Giano. Nell’anno 1137 il principe normanno Riccardo II tentò di sottomettere molte città meridionali e, con un agguerrito esercito composto di soldati normanni, longobardi e saraceni, occupò e distrusse molte città, fra cui Capua, che fu rasa al suolo. Numerose famiglie capuane, sfuggite alle violenze ed ai soprusi degli occupanti, cercarono asilo a Bellona, Vitulazio e Camigliano. Le famiglie rifugiatisi a Bellona fissarono le loro dimore e costituirono piccoli nuclei, costruirono strade ed in contrada Casale edificarono, alla dea Bellona, un piccolo tempio dalla forma circolare con un diametro di cinque metri. Il villaggio bellonese era costituito da una strada, angusta e priva di basolato, percorsa da enormi carri che raggiungevano i territori vicini. Oggi, purtroppo, del tempio alla dea Bellona restano soltanto le notizie storiche poiché tutto è scomparso a causa dell’incuria e del disinteresse dei passati amministratori. Unico reperto archeologico tuttora esistente, è quello che il volgo chiama “Camerelle delle fate”, un’antica villa romana del II secolo a.C. il cui proprietario, un patrizio romano, vi trascorreva le vacanze ed il periodo estivo. Un gruppo di archeologi, durante un accurato intervento, portò alla luce il lato nord del porticato della villa, la cucina con il focolare ed il forno, una serie di stanze e molti oggetti che furono affidati alla custodia del Museo Campano di Capua. A causa della mancanza di altri fondi, le ricerche furono interrotte e tutto è rimasto nel sottosuolo.

 

 

 

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