23esima stagione teatrale dello spazio eventi nel Centro storico partenopeo
Ventitré anni in un teatro nel cuore del centro storico di Napoli hanno insegnato a riconoscere il ruolo fondamentale della memoria nella costruzione del futuro, in una città sedimentaria che propone uno strato per ogni epoca, mantenendo il genius loci.
Come questa città abbia saputo far perdurare una simile varietà, una simile teoria infinita di menti e volti sempre diversi, senza perdere la sua solida e inconfondibile identità culturale è un mistero affascinate, ma anche la bussola che ha indicato i punti cardinali per orientare questo viaggio.
E’ sulla scorta di queste indicazioni che Il Pozzo e il Pendolo Teatro dedica il primo atto della sua ventitreesima stagione teatrale, che prenderà il via sabato 5 novembre 2022 alla “memoria del futuro”, un progetto teatrale che si prefigge di avvalersi del passato come chiave per spalancare le porte del futuro.
Sette spettacoli in scena, fra produzioni e ospitalità, programmati nei mesi di novembre e dicembre, daranno vita al primo dei tre “atti” in cui è suddivisa l’articolata stagione teatrale 2022/2023 dello spazio eventi nel Centro Storico partenopeo, ai quali si affiancheranno le inimitabili e originali Cene con delitto, La tombola dei fantasmi e altri eventi in via di definizione che hanno reso originale l’attività de Il Pozzo e il Pendolo Teatro di Napoli.
“Il passato – sottolinea la direttrice artistica Annamaria Russo – è un cuore pulsante, capace di pompare linfa vitale che fertilizza il presente per consentire al futuro di germogliare. Ipotizzare un progetto artistico radicato in un tessuto socio culturale, nel quale la trama del passato s’intreccia con l’ordito del futuro, rappresenta una sfida impegnativa, ma entusiasmante. Significa potersi ancorare alle salde radici di una tradizione millenaria che alimentano un crogiuolo di fermenti innovativi”.
A inaugurare il primo atto di questa stagione teatrale, sabato 5 novembre (in replica domenica 6), sarà A te, Masaniello drammaturgia e regia di Annamaria Russo, con Alessio Sica, Marianita Carfora, Alfredo Mundo, Riccardo Maio, Gennaro Monti, Debora Sacco, Michele Costantino. Aveva ventisette anni Masaniello, faceva il pescatore e vendeva il pesce al mercato. In dieci giorni riuscì a regalare un sogno ai napoletani. Un sogno bello da far paura, tanta di quella paura che i suoi concittadini decisero di distruggere il sogno e quel folle che aveva permesso loro di sognarlo.
Sabato 12 novembre la programmazione ospiterà il Teatro dell’Albero con lo spettacolo Bugiardi libero adattamento da Sinceramente bugiardi di Alan Ayckbourn, con Consuelo Benedetti, Loredana De Flavis, Franco La Sacra, Paolo Paolino, drammaturgia e regia Dalila Cozzolino. Due coppie, lontane e appartenenti a generazioni diverse, scopriranno di essere legate da un segreto. Il segreto si può svelare oppure nascondere, elegantemente e disperatamente allo stesso tempo. Le bugie diventano veli colorati e danzanti, talvolta asfissianti, intorno alla verità taciuta: gli equivoci sovvertono due mondi apparentemente ordinati.
La programmazione proseguirà, domenica 20 novembre, con Filtri d’amore, possessioni e altri miracoli di Gennaro Monti, anche interprete in scena con Sonia De Rosa, Davide De Rosa. Dopo aver raccontato i misteri e i peccati capitali nella cultura popolare, la storia prende una strada nuova sempre nel solco delle credenze e delle tradizioni, più affascinanti, del nostro sud e non solo. Questa volta il viaggio passa dai Balcani, per un racconto in musica e prosa che apre la porta di un mondo sommerso, appartenente un po’ a tutti noi.
Sabato 26 novembre (repliche il 27, e poi il 3 e 4 dicembre) sarà in scena Circe di Madeline Miller, adattamento Annamaria Russo e Rosalba Di Girolamo, con Rosalba Di Girolamo e Lorenzo Sarcinelli, regia Annamaria Russo. Alla scrittrice statunitense va il merito di aver colto le mille sfumature di uno dei personaggi più noti e meno conosciuti della cultura classica, liberandolo dalle ombre cupe che, secoli di misoginia, le avevano gettato addosso. La figura che emerge è quella di una donna fragile e indistruttibile, che affronta mostri, dei, sentimenti con la stessa paura coraggiosa di chi sa che, il più delle volte, non si combatte per vincere, ma per sopravvivere.
Il mese di dicembre vedrà il debutto, sabato 10 (in replica 11, 17 e 18) dello spettacolo Per mano mia. Il Natale del Commissario Ricciardi di Maurizio de Giovanni, adattamento di Annamaria Russo, interpretato e diretto da Paolo Cresta. Per mano mia, prima di essere un giallo, è un affresco di una città che, allora come oggi, svela i suoi segreti e il suo spirito attraverso ritualità e tradizioni che affondano le proprie radici nella notte dei tempi
In una città che si stende davanti a lui «come un immenso Presepe», il commissario Ricciardi si troverà costretto, ancora una volta, a farsi largo tra menzogne credibili, verità improbabili, lacrime di gioia, sorrisi disperati, vittime colpevoli e assassini innocenti.
Da martedì 20 dicembre (repliche fino al 30) il Pozzo e il Pendolo Teatro presenta Canto di Natale di Charles Dickens, la più bella storia sul Natale mai scritta, con Paolo Cresta e Carlo Lomanto, adattamento e regia di Annamaria Russo. Intorno a questo “viaggio” alla ricerca del Natale, il teatro si “vestirà” da salotto ottocentesco, dove non mancherà proprio nulla, dalla poltrona da sprofondo, al plaid per rendere più familiare la serata, alle piccole leccornie che rendono dolci le serate natalizie. Insieme intorno ad un ideale focolare per un omaggio a chi ha saputo raccontare il Natale che vorremmo.
Sarà un evento speciale, mercoledì 23 dicembre presso la Chiesa del Gesù Vecchio, lo spettacolo Quanno nascette Ninno di e con Maurizio de Giovanni, e con Marianita Carfora, Giacinto Piracci, Umberto Lepore e Francesco Desiato. La magica storia del presepe raccontata dall’ambasciatore della Cultura Napoletana nel mondo. Un viaggio di parole musica e suggestioni in uno scrigno prezioso nel cuore del centro storico. Nella navata principale della basilica del Gesù vecchio le parole di un grande autore evocano la magia del presepe mentre, cinquanta metri più avanti, i pastorari di San Gregorio Armeno, quella magia la modellano nella creta.