Si ammala di tumore per l’uso del cellulare di servizio. INAIL condannata a riconoscere una rendita a vita al lavoratore
«Esiste un’elevata probabilità che a causare il tumore sia stato il cellulare». L’INAIL indennizza il tumore contratto dal lavoratore per l’utilizzo prolungato del cellulare di servizio. E ciò benché si tratti di una forma benigna, il neurinoma del nervo acustico, che tuttavia determina nell’ex dipendente dell’azienda, oggi pensionato, «sordità sinistra, paresi del nervo facciale, disturbo dell’equilibrio e sindrome depressiva». Così la sentenza della Corte d’Appello di Torino ha confermato la condanna nei confronti dell’INAIL a pagare la rendita di malattia professionale a un 63enne che ha usato il telefonino per motivi di lavoro per più di diecimila ore. Una decisione già presa dal Tribunale di Aosta e che la Corte ribadisce in difesa del tecnico specializzato delle Cogne Acciai Speciali: l’uomo, tra il 1995 e il 2008, ha utilizzato il suo telefono cellulare con una media di 2 ore e mezza al giorno. Un uso che ha causato, secondo l’accusa, «un tumore benigno intracranico e una conseguente sordità sinistra, paresi del nervo facciale, disturbo dell’equilibrio e sindrome depressiva». Era il 2020 quando il Tribunale di Aosta aveva riconosciuto il nesso causale tra l’utilizzo del cellulare e l’insorgenza del neurinoma del nervo acustico, ma l’INAIL aveva fatto ricorso in appello chiedendo una nuova consulenza. Per anni la telefonia mobile è stata monopolizzata dalla tecnologia ETACS, con radiofrequenze molto più invasive rispetto a oggi. È quanto emerge dalla sentenza 519/22, pubblicata il 3 novembre dalla sezione lavoro della Corte d’Appello di Torino. Bocciato il gravame dell’INAIL, che pure aveva richiesto una nuova consulenza tecnica d’ufficio: resta confermata la decisione che dichiara il lavoratore invalido al 53 per cento. In realtà il danno biologico è stimato dal CTU nella misura del 57 per cento, ma la Corte territoriale non può modificare la misura della rendita perché il lavoratore non ha proposto appello incidentale sulla misura della prestazione: pesa il divieto di reformatio in peius. Risultato: scatta la rendita di circa 400 euro al mese al tecnico specializzato poi divenuto responsabile dello stabilimento. Già nel 1987, rileva Giovanni D’Agata, Presidente dello “Sportello dei Diritti”, il lavoratore era divenuto sordo a un orecchio per cause di servizio dopo un incidente nell’acciaieria. Unanimi le testimonianze dei colleghi: per oltre tredici anni il capo dei manutentori passa una parte considerevole delle giornate al cellulare, cercando di risolvere i problemi agli impianti, per un totale di 10.361 ore. E lo chiamano anche quando non è di servizio perché ha una sorta di costante reperibilità. Il tutto all’epoca dei telefonini ETACS, quando i microprocessori poco efficienti causavano un’emissione di radiofrequenze «enormemente superiore» già rispetto ai livelli dei cellulari dei GSM 2G, entrati in uso dopo il 2005. «Appare ben evidente – scrive il consulente tecnico d’ufficio nominato in appello – che al momento l’etiologia del neurinoma dell’acustico non è conosciuta ma che tra i fattori concausali vi sia l’esposizione a radiofrequenze se la dose espositiva è stata di sufficiente entità».