Metalli pesanti nei nostri cibi, ancora Riso Carnaroli e preparati per risotti richiamati dagli scaffali
Ancora una serie di avvisi di richiamo per preparati per risotti e riso carnaroli Arconatura sono stati lanciati ieri 10 marzo 2023 dal Ministero della Salute per possibile rischio chimico per i consumatori. Sul portale del dicastero, dedicato agli avvisi dei prodotti non conformi, a tutela della salute dei consumatori, è stato pubblicata un’altra allerta da parte del produttore perché a seguito di test a campione sui prodotti alimentari sono emersi livelli di cadmio superiori ai limiti consentiti per legge per il riso. I richiami riguardano lo stesso produttore di riso. Il riso e i preparati per risotti, infatti, sono stati tutti prodotti per l’azienda distributrice Arcobaleno s.r.l. con riso perveniente dal Vercellese da dove è partita l’allerta. Nel dettaglio, il richiamo riguarda un singolo lotto di Riso Carnaroli Arconatura, il numero 22052, venduto in confezioni da 500 grammi con termine minimo di conservazione fissato al 10 maggio 2024. La serie di avvisi riguardano anche sei preparati per risotto R8: cacio e pepe, ai funghi porcini e zafferano, ai funghi porcini, allo speck e funghi porcini, allo speck e radicchio, e al tartufo, venduto in confezioni da 400 grammi ciascuno. In quest’ultimo caso il numero di lotto è sempre lo stesso: il 22082 con termine minimo di conservazione fissato al 10 agosto 2024 tutti prodotti dall’azienda Riseria Greppi s.r.l. ma confezionati da Sapori Nostrani di Turco G. nella sede dello stabilimento di Tronzano Vercellese. Il cadmio è un metallo pesante che, presente nell’aria, nell’acqua e nel suolo, può accumularsi nelle piante e negli animali, e quindi anche negli alimenti. Deriva sia da fonti naturali come le emissioni vulcaniche o l’erosione delle rocce, sia da attività industriali e agricole. Nell’uomo presenta un certo grado di tossicità, soprattutto per i reni, ma può essere dannoso anche per le ossa perché ne può provocare la demineralizzazione. Come segnala l’Istituto superiore di sanità, le principali fonti di esposizione al cadmio per l’uomo sono proprio alimenti come i cereali, le verdure, le noci, legumi e le patate. Per questo la dose settimanale di cadmio ammissibile negli alimenti non deve superare i 2,5 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo: lo ha stabilito il gruppo di esperti dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). A scopo precauzionale, si raccomanda ai consumatori e alle consumatrici in possesso del riso con la data di scadenza e il numero di lotto indicati di non mangiarlo e restituirlo in negozio, dove sarà rimborsato o al Servizio igiene degli alimenti e nutrizione della ASL locale.