Il Presidente del Forum Sociosanitario, Dott. Aldo Bova, “Umanizzazione e fine Vita”
Il Dott. Aldo Bova, laureato in Medicina e Chirurgia, 1974, specializzato in Ortopedia e Traumatologia e in Terapia fisica e Riabilitativa, per ben 38 anni (1975-2013) ha prestato la sua diuturna attività specialistica presso la Divisione di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale “San Gennaro” di Napoli che ha diretto quale Primario per 17 anni, 1996–2013. Dal 2014 lavora quale chirurgo ortopedico presso la “Clinica Santa Lucia” di San Giuseppe Vesuviano (NA).
Il Dott. Bova è autore di ben cinquanta pubblicazioni ed ha organizzato, in prima persona, tre importanti convegni. È insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica, Presidente Carlo Azeglio Ciampi, 27 dicembre 2000. Da sempre ha operato nel variegato “mondo” cattolico. Ha guidato l’Azione Cattolica della “sua” parrocchia San Biagio di Cardito dal 1989 al 1995; è impegnato da oltre 40 anni nell’Associazione Medici Cattolici Italiani e in tale Associazione ha ricoperto l’incarico di presidente regionale campano, consigliere nazionale e vicepresidente nazionale per l’Italia meridionale.
Il suo impegno nel sociale ha caratterizzato la sua intensa e qualificata attività professionale e nel 2018 ha partecipato alla ricostituzione e riattivazione del Forum delle Associazioni sociosanitarie, che presiede, con impegno e dedizione, dal settembre 2018 e tutte le iniziative intraprese sono state ispirate dal dettato statutario che ha tra gli obiettivi la promozione e la tutela della vita dal concepimento al suo termine naturale e della salute nel rispetto della persona umana alla luce dei documenti del magistero della Chiesa cattolica nonché la promozione di politiche socio-sanitarie, tese ad ottenere salute e benessere, che siano rispettose della persona, del suo sviluppo umano integrale e delle sue relazioni familiari.
Nei giorni scorsi il Presidente Bova ha pubblicato sul quotidiano ROMA un esaustivo servizio afferente l’Umanizzazione delle Cure e il Fine Vita nella quale si è soffermato sulla funzione della Medicina, dell’assistenza, dei sofferenti, delle cure, dei Medici, delle strutture sanitarie, del paziente e delle leggi che disciplinano l’assistenza sanitaria.
Dell’ampia ed esaustiva trattazione si riportano solo alcuni stralci. “La Medicina è la scienza e l’organizzazione che si occupa di studiare le patologie, di conoscerle e di cercare di prevenirle, di curarle e di effettuarne la riabilitazione” e il “compito della Medicina è prevenire, curare e riabilitare” e bisogna “intendere la Medicina come servizio fatto con cervello, con passione, amore, dedizione, attenzione giusta e doverosa all’economia, in cui il Medico e gli operatori sanitari vivono il loro servizio come un impegno appassionato”.
Il Dott. Bova non si ferma ad enucleare concetti ma fa riferimenti precisi e mirati alla situazione attuale “mancano 20.000 medici, 60.000 infermieri, costi sempre maggiori, esigenze di prestazioni nuove, medicina difensiva e in questo quadro si ritiene e noi riteniamo che la Medicina migliore sia quella Umana che pone in relazione – non per buonismo – ma per un dato obiettivo, perché nella Medicina, nel fare Medicina, nell’approcciare la Persona sofferente, che chiede aiuto, si incontrano due persone, direi due mondi (il Medico con la struttura che rappresenta o l’ambiente che rappresenta ed il paziente con la famiglia ed il mondo che rappresenta). Di conseguenza la Medicina umana deve avere le caratteristiche della “competenza, conoscenza della materia, conoscenza delle novità che migliorano e facilitano le tecniche per l’approccio e lo studio del paziente e consentono di progettare il percorso terapeutico e riabilitativo” e il rapporto Medico-Paziente deve connotarsi di “accoglienza, ascolto – ascoltare senza fretta – ascolto con attenzione, con empatia, mettendo a disposizione dell’udito testa e cuore”.
Il Dott. Bova assegna non poca importanza all’ambiente curante e afferma che “Per poter realizzare questo modello di Medicina Umana e di Umanizzazione delle Cure non basta l’opera, la formazione e la disponibilità del Medico. È importantissima l’opera della struttura in cui e con cui opera il Medico”. Un ruolo altrettanto importante lo svolgono le Direzioni sanitarie che per favorire l’Umanizzazione delle cure devono “stabilire tempi sufficienti per fare visite serene, oculate ed utili; impegno di tempi giusti e sufficienti per le degenze a seconda delle patologie; promuovere la serenità del medico che lavora; saper valutare l’opera del medico e dello staff sanitario, come dono; favorire la creazione di gruppi di operatori coesi e la mentalità di scambi culturali e di valutazione nelle problematiche dei pazienti, per definire meglio la diagnosi e programmi terapeutici; evitare di sottoporre il medico ad un sovraccarico di lavoro e ad uno stress continuo; porre il medico nelle condizioni di lavoro soddisfatto, sereno e contento”.
Il Sistema Sanitario Nazionale istituito con la legge 833/78, di carattere universalistico, tutela la salute di tutti in particolare quella delle fasce più vulnerabili e malgrado ciò “le persone più vulnerabili sono a più alto rischio di disuguaglianze e le disuguaglianze nella salute ci sono e persistono nel nostro Paese” e pertanto “è necessario procurare più fondi, riempire i vuoti degli organici, promuovere equilibrio ed uguaglianze nella salute per cercare di ridurle o, meglio, farle scomparire” e si rende necessario ed indispensabile “bloccare l’AUTONOMIA DIFFERENZIATA” e il Sistema sanitario deve uscire dalle sue mura ed andare nel territorio. Deve andare a cercare gli ammalati, specialmente i fragili, i deboli, i soli e che il Sistema Sanitario non sia ospedalicentrico, bisogna sviluppare il territorio, creare la Medicina di Prossimità, specialmente per i più anziani e che questi vengano trattati e seguiti a casa.
L’articolo si conclude in perfetta sintonia con il Personaggio, il Dott. Aldo Bova, che del “Fine Vita” ne ha fatto il faro della sua attività professionale e sociale. “Il trattamento dell’ultimo miglio dell’esistenza va effettuato sul territorio, a casa dei pazienti con i supporti sanitari, medici ed infermieristici” ed “è bene coinvolgere e porre INSIEME i soggetti utili alla terapia e al prendersi cura: famiglia, medico di famiglia, infermiere, terapista della riabilitazione, palliativista, assistente religioso, parrocchie, strutture di volontariato”.
Nella conclusione il Dott. Bova è lapidario “Ci si adoperi per creare e favorire l’Umanizzazione delle Cure, la filocalia sostituisca la filautia, si comprenda che solo insieme si risolvono i problemi delle comunità e si realizzino i progetti propositivi ed utili delle comunità e il Sistema Sanitario Nazionale cambi pelle e vada incontro agli ammalati sul territorio”.