Bovalino (RC): la storica Torre Scinosa porta alla luce nuovi resti
È in un piccolo Comune calabrese che l’antica storia della Torre Scinosa, torre costiera di avvistamento del 1600 trova nuova speranza di rinascere. Come chiarisce l’Assessore alla cultura del Comune di Bovalino (RC), Pasquale Blefari, la torre è stata utilizzata – nel periodo di decadenza economica vissuto dall’Italia nel diciassettesimo secolo – con scopi difensivi. Questi secoli di storia sono stati però cancellati da un’ordinanza del Comune risalente al 1912. Il motivo? Per creare una piazza e, cosa più sconvolgente, per non coprire la luce a un palazzo da poco costruito. È grazie a un finanziamento ministeriale che, tuttavia, la storia di questo piccolo Comune può finalmente tornare alla luce: lo scorso dicembre, infatti, sono iniziati dei lavori di riqualificazione, ripristino e messa in sicurezza dell’area urbana di Piazza Gaetano Ruffo, dove un tempo si ergeva la torre. Verranno finalmente portati alla luce i suoi resti, coperti per oltre un secolo dal cemento. Il Vicesindaco di Bovalino, Cinzia Cataldo, sottolinea quanto sia importante per la popolazione bovalinese poter osservare con attenzione una pagina di storia della propria terra; non dimentica inoltre di dare risalto all’instancabile lavoro dell’Architetto Antonio Borgia e della ditta siciliana Arkeo Restauri, che hanno permesso la riqualificazione dell’area. Ciò che più ha sorpreso i restauratori sono stati alcuni resti, trovati durante i lavori, di cui non si conosceva l’esistenza: tra questi, un pozzo ancora in fase di datazione storica da parte degli archeologi. Il piccolo Comune di Bovalino, di poco più di 8.000 abitanti, vanta già una storia affascinante: è possibile, infatti, osservare i resti di un castello normanno risalente al II secolo d.C., costruito per volontà del Conte Ruggero I d’Altavilla, fratello di Roberto il Guiscardo, duca di Calabria e di Puglia. Dopo la conquista normanna dell’Italia meridionale, l’edificazione del castello tramutò il borgo in una “motta”, vale a dire una fortificazione a pianta circolare circondata da un fossato e collegata alle abitazioni popolari – molto diffusa anche in altri comuni calabresi, come San Marco Argentano e Scribla, in provincia di Cosenza. La struttura venne poi concessa in feudo alla famiglia Conclubet, signori d’Arena, di Stilo e di Gerace. In seguito all’assedio degli svevi, il castello bovalinese subì anche la dominazione aragonese, dal 1288, ad opera di Giacomo II d’Aragona, durante la guerra tra angioini e aragonesi per il possesso della Sicilia. E non solo: dal 1400 in poi il feudo passò anche nelle mani del conte di Collesano, Antonio Centelles, del marchese di Gerace, Tommaso Caracciolo, delle famiglie Pignatelli e Gagliardi, e dei messinesi Marullo. Tuttavia la costruzione della Torre Scinosa si deve al dominio spagnolo, che nel 1605, per difendersi dagli attacchi nemici, decise di edificare una torre di avvistamento. Bovalino cessò di essere un feudo solo nel 1806, con il duca Francesco Pescara Diano. Fu con l’unità di Italia che il borgo visse cambiamenti economici e sociali decisivi: parte della popolazione abbandonò il centro storico per stabilirsi nella marina, dove molte famiglie di pescatori avevano creato dei nuclei abitativi. Ancora oggi la marina di Bovalino attira molti turisti, ma si auspica che la rivalutazione del centro storico sia fonte di un’ondata di attività culturali. Come afferma l’Assessore Blefari, sarebbe opportuno, per risollevare il rilievo storico del piccolo Comune calabrese, trovare un accordo di collaborazione con degli enti di ricerca, sia per motivi storico-artistici sia per motivazioni prettamente turistiche: un museo a cielo aperto porterebbe innumerevoli vantaggi, e permetterebbe alla regione Calabria di assistere a una rinascita dell’ambiente culturale calabrese.