Recensione al libro “Cor’ ʽe Fierr’” di Alex Hunter

Quando si finisce di leggere un libro è tempo di fare un bilancio di cosa ti ha lasciato dentro. A me nel portare a termine la lettura della storia narrata dall’autore in prima persona, è rimasto il pensiero che dalla vita altrui ricevo sempre qualche insegnamento. La prima cosa su cui ho riflettuto è stato il fatto che io sono stato fortunato. Il lettore si chiederà perché, è presto detto: sì, io sono stato molto fortunato, semplicemente perché non ho dovuto rincorrere e ricercare le mie radici, cioè, chi furono i miei genitori biologici. Io ho vissuto con un padre e una madre, a cui, a detta di tutti quelli che mi hanno conosciuto dicevano che somigliavo più a lei che a mio padre. Infatti, era proprio così, somigliavo più a mia madre che a mio padre. Invece il protagonista del libro ha la sventura di non conoscere i suoi genitori naturali. Questo lo proietta nel mondo con un handicap molto duro da sopportare, però, nonostante ciò, lui lotta con tutto sé stesso per riuscire ad avere una vita normale in un ambiente e una città molto complicata e difficile. La sua vita si dipana nei vicoli dei cosiddetti “Quartieri Spagnoli” a Napoli. Conosce fin dalla più tenera età tutte le brutture che la vita può riservare a un ragazzo cresciuto nell’indigenza e nella mancanza di una guida sicura. Impara a lottare con tutto sé stesso per uscire fuori dai guai che si frappongono al suo sogno di una vita tranquilla e serena. Cresce con la speranza di formarsi una famiglia legata a tutti i valori tradizionali. Però, prima di arrivare alla realizzazione del suo sogno, passa attraverso le “Forche Caudine” di tutto ciò che di peggio si può sperimentare nella vita: abbandono dei genitori, vita da strada nei bassifondi della città, piccoli furti, uso di droga, frequentazione delle meretrici per raggiungere la maturità sessuale, e tanto ancora. Quando sembra che debba sprofondare nell’abisso della perdizione, ecco che appare l’angelo della salvezza della sua vita: la ragazza di buona famiglia che gli fa perdere la testa, di cui si innamora. Dopo un’assidua e ostinata corte, la conquista e la sposa. Così finalmente sembra realizzarsi il suo sogno: formarsi una famiglia. Quando poi la giovane moglie rimane incinta e partorisce una bellissima bambina, per Alex il lieto fine della favola appare dietro l’angolo. Però, il destino cinico e baro gli riserva la brutta sorpresa della giovane e bella moglie che è colta da una grave depressione da post parto! Dopo avere dato alla luce la prima figlia lei non è più la stessa. Inizia il calvario per entrambi i giovani, con frequenti ingressi nelle cliniche per disadattati di lei, e per Alex il duro compito di allevare la figlia, di cercare un lavoro onesto e ben retribuito per fare fronte alle spese da sostenere per accudire la moglie e allevare la figlia. Nei momenti di relativa lucidità quando lei poteva ritornare a vivere con il marito e la figlia, rimane incinta di nuovo e partorisce una seconda figlia. Però, la situazione di difficoltà personali e relazionale della donna non mutano, anzi peggiorano. Il protagonista di questa storia vera, narrata senza fronzoli, con linguaggio crudo, semplice e diretto, ci mette di fronte a tutte le difficoltà che uno come lui deve affrontare. È un rincorrersi di episodi che lo mettono sempre davanti a scelte difficilissime. Alla fine, grazie alla sua testardaggine e determinazione, aiutato dalla scoperta di una spiritualità non facile da comprendere per il lettore distratto, ne viene fuori.

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