A Milano l’arte spirituale di El Greco, l’assoluto senza tempo
L’11 ottobre Milano inaugurerà presso il Palazzo Reale di Milano la mostra “El Greco”, che rimarrà aperta al pubblico fino all’11 febbraio 2024.
L’esposizione curata da Juan Antonio García Castro, Palma Martínez, Burgos García e Thomas Clement Salomon, e realizzata in collaborazione con l’ambasciata di Spagna in Italia, presenterà oltre quaranta opere dell’artista cretese.
La figura di El Greco è una delle più rilevanti nella storia e nella cultura europea del Rinascimento. Le sue folgoranti intuizioni portano sulla tela la sintesi perfetta tra due diversi linguaggi: quello simbolico bizantino, da cui traggono origine i suoi esordi e quello rinascimentale in cui trova forma e concretezza la sua arte.
È il tempo della Spagna di Filippo II e della Controriforma che assicura a Domínikos Theotokópoulos, universalmente conosciuto come El Greco, il raggiungimento della notorietà.
Un grande visionario venuto dal mondo orientale, dallo stile unico che lo porta a lavorare per importanti committenze europee, un uomo colto che riesce a cogliere prima di altri le novità figurative del suo tempo, un giovane che all’inizio della sua attività si muove tra i due poli dell’arte europea: Venezia e Roma. La prima permeata dal genio di Tiziano e dal Manierismo di Tintoretto; la seconda ancora sotto l’influsso indiscutibile di Raffaello e Michelangelo.
Creta, terra d’origine del pittore, in quel periodo è una base militare commerciale della Repubblica di Venezia.
Il periodo più fecondo dell’artista e senza dubbio quello italiano che reca la più vivida impronta dell’arte a livello internazionale.
I colori brillanti e le forme robuste e statuarie, la smaterializzazione della luce e del colore, l’oro delle icone ereditate da Bisanzio, le storie e le epoche con l’artista si stagliano in una dimensione di assoluta atemporalità.
È il periodo delle guerre di religione in Francia, della strage degli Ugonotti, dell’Editto di Nantes del 1598, dell’alleanza della Francia e della Savoia per attaccare la Spagna in Lombardia.
Sono gli anni in cui Palladio inizia la “Rotonda” presso Vicenza e lavora alla costruzione della chiesa del Redentore a Venezia, in cui Shakespeare compone l’Enrico IV e l’Amleto, in cui Caravaggio dipinge “Giuditta e Oloferne”.
La finalità della sua tecnica espositiva è un misticismo che conferisce alle scene una tale profondità di sentimento da coinvolgere fortemente l’animo di chi contempla i suoi lavori. Un artista dal genio eccezionale che ha influenzato anche le epoche successive.
Il percorso espositivo presenterà 40 opere suddivise in cinque sezioni con prestigiosi prestiti internazionali che metteranno a fuoco il rapporto tra l’artista e luoghi dove ha vissuto.
Si partirà dagli esordi della produzione artistica in terra cretese per passare al dialogo con i maestri italiani e alla fase più importante della sua vita in Spagna che lo consacra a “pittore dello spirito”, per finire poi ai lavori di introspezione e all’omaggio all’unica opera mitologica da lui realizzata, il “Laocoonte” che ancora oggi continua a suscitare negli addetti al settore innumerevoli messaggi interpretativi.