Un 25enne è stato condannato a cinque anni dal GUP del Tribunale di Varese per abuso su minore di 11 anni
Secondo quanto ricostruito dall’accusa il ragazzo, fingendosi di qualche anno più giovane, ha adescato una bambina di undici anni su Snapchat. Con lusinghe e complimenti è riuscito a farsi mandare delle sue foto fino a convincerla ad incontrarlo di persona.
I fatti risalgono allo scorso marzo. L’undicenne ha detto alla madre di andare da un’amica e ha raggiunto in treno Varese dove ad attenderla c’era il 25enne. Dalla stazione il giovane ha portato la ragazzina a casa sua dove erano presenti anche i genitori, ai quali ha detto che l’amica aveva 16 anni.
Quindi, portata l’undicenne nella sua camera, ha abusato di lei. Sono state la madre e la sorella a scoprire l’accaduto. A quel punto è emersa la verità, confermata da una visita al pronto soccorso alla quale è seguita la denuncia. Ieri la condanna in primo grado. Il 25enne si è difeso sostenendo di essere convinto che la ragazzina fosse più grande.
La madre della ragazzina è finita nel registro degli indagati “per non aver vigilato – spiega l’Avvocato di parte civile Massimo Tatti, che nel processo in primo grado contro il 25enne rappresentava la donna e la figlia – Come se la mia assistita avesse qualche responsabilità nell’accaduto”.
“È una madre separata di 4 figli – aggiunge – . Ha permesso che la figlia compisse un breve tragitto in treno per andare a scuola. Non è certo responsabile di quello che è accaduto”. Il 25enne, arrestato lo scorso marzo senza che la Procura ne desse notizia, ha abusato sessualmente della ragazzina intercettata sui social. Lei ha detto alla mamma che andava da un’amica e la donna le ha concesso di prendere il treno “Come faceva per farla andare a scuola – spiega l’Avvocato Tatti – La mia assistita ha altri tre figli. E lavora. Non avrebbe avuto la possibilità di accompagnare tutti. Il tragitto in treno era breve. In orario diurno. Ed è stata lei a capire e subito denunciare cosa era accaduto alla bambina. Perché punirla? Non è certo lei la responsabile dell’accaduto”.