La destra affossa il salario minimo e scappa dal confronto. Schiaffo a oltre 3 milioni di lavoratori poveri
La maggioranza di destra affossa il salario minimo e volta le spalle a oltre tre milioni di lavoratori poveri. Lo fa senza avere il coraggio di affrontare un dibattito parlamentare sul merito. Con un emendamento, infatti, stravolge la proposta di legge unitaria delle opposizioni trasformandola in una delega al Governo. E soprattutto cancellando la soglia minima dei 9 euro all’ora.
La proposta di legge presentata dalle opposizioni diceva fondamentalmente due cose: 1) che bisogna rafforzare la contrattazione collettiva, facendo valere verso tutti i lavoratori e le lavoratrici di un settore la retribuzione complessiva prevista dal contratto firmato dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative; 2) che sotto i 9 euro di minimo tabellare non si può andare, perché sotto quella soglia si calpesta la dignità del lavoro.
La destra non vuole affrontare il tema del lavoro povero, e così com’era avvenuto ad agosto quando per prendere tempo aveva chiesto una sospensiva di due mesi per un parere del CNEL, allo stesso modo oggi, non avendo una propria proposta, preferisce esautorare il Parlamento e dare una delega al Governo rimandando di altri sei mesi qualunque iniziativa.
Noi non ci arrendiamo e continueremo la nostra battaglia contro lo sfruttamento e contro i salari da fame.