Archeomafie e traffico illecito internazionale di reperti archeologici dall’Italia
Una delle piaghe che affliggono il Bel Paese è il furto di reperti archeologici e di opere d’arte. E’ notizia del 15 dicembre 2023, che casualmente è stato scoperto in Belgio e confermato dai Carabinieri Tutela Patrimonio, un pezzo dal valore inestimabile vecchio di 2000 anni e trafugato a Pompei quasi 50 anni fa. E’ una stele di marmo che attualmente decora una tromba delle scale di una civile abitazione in Belgio, razziata intorno al 1975 dall’ufficio Scavi della Soprintendenza Archeologica. La lapide marmorea, di inestimabile valore storico, fu trafugata il 14 luglio 1975 dalla casa di L. Caecilius Iucundus a Pompei ed era appesa sopra l’altare dell’atrio. Dovrebbe rappresentare il terremoto che colpì la città nel 62 d.C. Ora l’Italia vuole recuperare il pezzo di marmo “di grande valore culturale”, spiega il belga Mathias Desmet, dottorando in Crimini artistici (UGent). L’Italia detiene, da sola, circa il cinquanta per cento del patrimonio mondiale fra bellezze artistiche, naturali e archeologiche. Tuttavia a questo record va sommato anche un altro: siamo in assoluto la nazione che subisce più furti d’arte. Ogni anno il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri recupera centinaia di migliaia di reperti antichi e di opere d’arte. Il giro d’affari dei trafficanti è enorme, intorno ai sei miliardi di euro l’anno. Più redditizio persino della droga, e certamente meno rischioso: nessun cane è in grado di fiutare un vaso antico in un aeroporto. Con un libro nero disponibile nelle librerie, l’Arma dei Carabinieri ha dimostrato che gli scavi illegali connessi al furto di reperti antichi e di opere d’arte in Italia è ancora in pieno svolgimento. Non tutte le zone archeologiche possono essere sorvegliate ventiquattro ore al giorno. I lavoratori notturni sono i cosiddetti tombaroli, come uno chiama quei ladri d’arte che saccheggiano le antiche tombe, di cui ce ne sono ancora molti in Italia. Dalle spiagge di mezz’Italia ai campi arati attorno le antiche necropoli. I tombaroli del terzo millennio non si fermano davanti a nulla. Metal detector in mano e cuffie in testa, i goldbuster sono alla continua ricerca di tesori perduti ora anche in mare. Il lavoro di «tombarolo» viene trasferito da padre in figlio. Un lavoro redditizio, perché in Italia sono molti ancora i tesori artistici sotterrati nel terreno ed in mare di cui il mercato dell’arte internazionale è vorace. Le procedure dei tombaroli sono sempre le stesse da secoli, da quando cioè alcuni uomini hanno cominciato a profanare le tombe ricche di oro dei faraoni egiziani. Statue, vasi, affreschi commercializzati illegalmente e acquistati non solo da rispettabilissimi musei, ma anche da grandi collezionisti privati. Troppo spesso le opere trafugate non vengono ritrovate e collocate nel loro legittimo posto. Scavi e ladri di oggetti ed opere d’arte hanno facile gioco in Italia. Non solo a causa dei molti tesori presenti facili ad essere ritrovati, ma anche grazie a una legislazione assurda. Gli accordi raggiunti nel recente passato con i musei svizzeri e americani per restituire le opere rubate sono risultati positivi, ma in Italia i criminali dediti ai furti di reperti archeologici e di opere d’arte ne escono sempre ancora impuniti. Se rubi una mela in un supermercato, si rischia una pena detentiva, ma chi ruba un vaso prezioso antico degli antichi greci e lo vende resta impunito. Tra i circa 70.000 detenuti italiani, secondo l’inchiesta dei Carabinieri, non si riesce a trovare anche un solo ladro di opere d’arte. Per questi criminali sono previste solo ammende di importi addirittura ridicoli. Nell’ultimo anno, circa sono state rubate 5.300 opere d’arte tra pezzi di antichità, rinascimentali e barocchi, sculture, dipinti, vasi ecc soprattutto di alto valore per musei, collezioni private. Gli scavi illegali sono il nostro problema più grande. Solo in Toscana e nel Lazio settentrionale, dove vissero gli Etruschi, ci sono ancora innumerevoli necropoli. Gli archeologi non hanno i fondi necessari per effettuare nuovi scavi sistematici. Solo i tombaroli hanno sufficienti risorse finanziarie grazie ai loro clienti benestanti che finanziano i criminali per la ricerca per settimane di tombe riccamente accessoriate ancora da scoprire. Per Giovanni D’Agata, Presidente dello “Sportello dei Diritti”, bisogna intervenire rapidamente dal punto di vista legislativo per fermare chi trafuga reperti archeologici. Al Ministro per i Beni e le Attività Culturali rivolgiamo il nostro appello. È indecoroso che non ci sia un tombarolo che non sconti un giorno di carcere. L’Italia è il maggior fornitore mondiale per il traffico illecito di opere d’arte.