Luciana Littizzetto nella lettera a Yasmine: “Chi governa dovrebbe ringraziare le persone che ti hanno salvato. Invece fa il contrario”
Domenica 15 dicembre durante la trasmissione televisiva “Che tempo che fa” Luciana Littizzetto ha letto una lettera a Yasmine.
“Ciao Yasmine, cara bambina magica portata prima a Lampedusa, avamposto di tante anime stanche e perdute, e ora in un luogo protetto vicino a Trapani.
So che hai undici anni e vieni dalla Sierra Leone. Sei arrivata sulle nostre coste galleggiando, aggrappata a due camere d’aria. Partita dalla spiaggia di Sfax in Tunisia, un paese che qualcuno di recente ha definito sicuro.
Tu, insieme a tuo fratello maggiore e tuo cugino. Su un catorcio di ferro con altri 44 disperati. Il Mediterraneo in inverno è gonfio, agitato, rabbioso. Perché il mare è così, silenzioso solo se lo vedi in foto. Dal vivo è pieno di rumori, il vento, i colpi, le onde di 3, 4, 5 metri. La tua barca sgangherata non regge gli urti della tempesta, si riempie d’acqua e va a fondo.
Tutti inghiottiti dal mare buio per sempre. Tu, aggrappata al copertone con tuo fratello, a pregare. Poi anche lui sparisce.
E tu gridi, gridi. Con quale speranza solo tu lo sai. C’è un veliero che naviga da quelle parti. Trotamar si chiama. Una piccola barca a vela di 13 metri. Sopra sei tedeschi e tedesche e un austriaco. Tutti volontari della stessa ONG. Per puro caso abbassano i giri del motore. E sentono. Hanno orecchie sensibili i naviganti. Si accorgono. Hanno mille antenne quelli che lavorano nelle ONG.
Ma non capiscono subito da dove arrivi quel grido. Urlano anche loro per farsi sentire. Si dannano l’anima per vedere qualcosa dentro tutto quel buio.
Poi le loro torce ti illuminano, Jasmine. E ti vedono lì, in mare, in maglietta e giubbotto di salvataggio. Sono le 3.20 del mattino quando ti ripescano. Stanca, ma viva. Il mondo va così, sai, Jasmine. Le colpe sembrano sempre essere di chi il male lo subisce. Non di chi lo crea. E la politica si dà un grande affare a fomentare l’odio. E a scarrozzare persone da una nazione all’altra. Chi governa dovrebbe ringraziare le persone che ti hanno salvato. Invece fa il contrario. Minimizza il tempo in cui le navi possono stare in mare e alza i costi di ogni salvataggio.
Sarebbe come se obbligassero i pompieri ad usare l’acqua delle borracce al posto delle pompe. O imponessero alla stradale di girare in monopattino.
Quest’anno sono sbarcate sulle nostre coste 64.234 persone. E dico persone apposta. Perché migrare è una cosa che fai. Persona è una cosa che sei. Persone come noi, con speranze, paure, uguali alle nostre. Ma con una disperazione che noi, per fortuna, non conosciamo. Che non possiamo neanche immaginare.
64.234 persone. 7.879 minori. Come te.
498 morti e 711 dispersi. Un’emergenza complessa, per carità.
Ma 498 morti è un numero semplice da capire.
Perché 498 volte di più di quanto dovrebbe essere. Tu sei l’unica viva. Ed è un miracolo.
Può darsi che crescendo ti chiederai, perché proprio io? Non so darti una risposta. Ma mi piace pensare che ci sia un senso nelle cose che ci capitano. E adesso riposati, Yasmine.
Dormi. Sei al sicuro. E sappi che di qua dall’acqua non sei più sola”.