La donna deve sempre essere rispettata
Attraverso i secoli, la donna è stata vittima di un’oppressione sistematica, una condizione che si è tramandata in modi diversi ma con la medesima radice di violenza e disuguaglianza.
Dai tempi più remoti, la forza fisica è stata strumentalizzata dall’uomo come giustificazione per stabilire il proprio dominio, costruendo una società che relegava la donna a una posizione subordinata.
In un mondo dove la legge del più forte ha spesso prevalso su ogni concetto di equità l’uomo si è arrogato il diritto di decidere del corpo e del destino e persino dell’esistenza della donna, soffocandone le aspirazioni e il valore individuale.
Anche oggi, in un’epoca che si definisce moderna ed avanzata, la situazione non è mutata quanto ci si aspetterebbe e l’abuso fisico, psicologico ed economico resta una piaga diffusa.
L’uomo, nel suo desiderio di controllo consuma la donna, la svuota di energia vitale, la riduce a una presenza sottomessa o la spegne del tutto, usandola al suo piacimento e talvolta togliendole la vita.
Questi atti di mera brutalità non si limitano alle manifestazioni evidenti della violenza, ma spesso si celano in rapporti maligni, nella manipolazione emotiva, nel disprezzo silenzioso che costringe la donna a vivere come un’ombra.
Eppure, dinanzi a tale oppressione, molte donne scelgono il silenzio.
Lo fanno, sì, per paura, paura delle ritorsioni, del giudizio sociale, della solitudine, vi è anche un altro aspetto, più complesso e contraddittorio, la convenienza.
In una società che premia l’obbedienza e punisce la ribellione, alcune donne accettano di essere usate per ottenere sicurezza, prestigio o vantaggi materiali, ciò non significa che siano complici del proprio sfruttamento, bensì che hanno interiorizzato una logica perversa che le costringe a sacrificare la propria dignità per sopravvivere o emergere in un mondo che non offre alternative eguali.
Il prezzo di questo compromesso però è altissimo.
Le donne, pur ottenendo ciò che sembrano desiderare, finiscono spesso per perdere ciò che più conta, la propria identità, la propria libertà e la propria serenità.
Consumate dall’interno, vivono vite segnate da un vuoto che non possono colmare.
Dunque la questione non riguarda solo la brutalità maschile, ma anche il modo in cui la società perpetua modelli che rafforzano questa dinamica. L’emancipazione femminile, tanto celebrata nei discorsi contemporanei, resta per molte un miraggio.
Fino a quando non si spezzerà questo circolo di oppressione e sottomissione, fino a quando le donne non troveranno la forza di rifiutare sia il dominio e sia la complicità involontaria che esso implica, la realtà non cambierà e il silenzio continuerà a essere il grido più doloroso di una battaglia mai veramente vinta. L’oppressione delle donne così persistente, non è solo il risultato di una forza brutale o di una volontà consapevole di dominio, spesso si alimenta di ignoranza.
Nonostante le possibilità di istruzione e accesso al sapere, il cambiamento culturale necessario per abbattere questa disparità fatica a manifestarsi.
Da una parte, le donne, per abitudine o per un apprendimento superficiale, non riescono o non vogliono trovare i mezzi per ribellarsi.
Dall’altra, gli uomini prigionieri delle stesse dinamiche mentali, si dimostrano incapaci di aprire le loro menti a un concetto più ampio e rispettoso di relazione.
Questa ignoranza reciproca non è solo mancanza di conoscenza, ma un’incapacità di immaginare un mondo diverso da quello in cui si è cresciuti. Molte donne, pur avendo teoricamente gli strumenti per comprendere la loro condizione e reagire, continuano a desiderare un amore che si alimenta di gelosia, possesso e violenza.
È un fenomeno inquietante, ma reale. Alcune donne percepiscono l’amore attraverso il malessere, confondendo la sofferenza inflitta da un uomo possessivo con una dimostrazione di interesse o passione e questa mentalità è spesso il riflesso di una cultura che associa il valore femminile alla capacità di attirare e trattenere un uomo, anche a costo della propria libertà e dignità.
Gli uomini, dal canto loro, si comportano come se il possesso e il controllo fossero strumenti legittimi di conquista.
Incapaci di concepire l’amore come un rapporto paritario, molti vedono nelle donne un terreno su cui esercitare il proprio dominio o un oggetto per soddisfare i propri desideri.
La gelosia, la violenza e la manipolazione diventano, in questa visione distorta, mezzi per affermare il proprio potere e la propria forza.
In un mondo dove la quantità di conquiste sembra definire il valore di un uomo, il rispetto e la comprensione dell’altro vengono sacrificati sull’altare dell’egoismo e del desiderio.
Questo circolo vizioso, in cui la donna si lascia consumare e l’uomo consuma senza esitazione, si perpetua grazie a una mancata educazione al rispetto e all’autenticità.
Le dinamiche di genere rimangono ancorate a stereotipi tossici, e la società, sebbene più evoluta, spesso li perpetua anziché contrastarli.
È necessario un cambiamento che parta non solo dalle leggi o dalle strutture sociali, ma dalla mentalità individuale, sia femminile che maschile.
Solo attraverso una vera consapevolezza, una volontà condivisa di spezzare queste catene di ignoranza, si potrà sperare in una trasformazione duratura.
Fino a quel momento, molte donne continueranno a confondere il malessere con l’amore, e molti uomini continueranno a vedere nella violenza un modo per affermarsi.
È un destino tragico, ma non inevitabile, con il giusto impegno, la conoscenza e la volontà di cambiare, un futuro diverso è ancora possibile.