Brusciano – Ricordo dell’Emerito Presidente Sandro Pertini

A Roma 35 anni fa, il 24 febbraio del 1990, moriva Sandro Pertini, VII Presidente della Repubblica e figura storica della Resistenza. Durante la VII Legislatura il Parlamento in seduta comune, quella di giovedì 29 giugno protratta fino a sabato 8 luglio 1978, presieduta dall’Onorevole Pietro Ingrao, con 832 preferenze, con i voti di tutti i Partiti, ma non dei missini, eleggeva, alla Presidenza della Repubblica, Alessandro Giuseppe Antonio Pertini, detto Sandro [Stella (SV), 1896 – Roma, 1990], Partigiano e Medaglia d’Oro della Resistenza. Il giuramento avvenne il 9 luglio 1978 e così, il “socialista senza capi e senza correnti”, come evidenziò “La Stampa”, venne consacrato Settimo Presidente della Repubblica Italiana. Il suo Settennato (1978-1985) fu segnato dalle proprie qualità di Cittadino e di Padre della Repubblica ed egli è conservato, nella memoria popolare, come “Il Presidente più amato dagli italiani”, negli anni travagliati dal terrorismo, garante della tenuta democratica del Paese infondendo nei giovani la fiducia nella vita sempre sostenuta dagli alti valori della libertà e della giustizia, in un clima di grandi cambiamenti sociali ma segnato anche dalla strategia della tensione.
Tra gli innumerevoli italiani che ne conservano l’indelebile ricordo, vi è il sociologo e giornalista Antonio Castaldo, il quale testimonia una personale esperienza: «Quelli erano gli anni della mia gioventù. Ero in Germania, a Wolfsburg, a lavorare sulla catena di montaggio della Volkswagen, quando le Brigate Rosse sequestrarono Aldo Moro, il 16 marzo 1978, per poi assassinarlo 55 giorni dopo. Il futuro Capo dello Stato, Sandro Pertini, denunciò l’inefficienza dei servizi segreti italiani, ma era convinto che dietro a quell’azione vi fosse una mente antidemocratica, che avrebbe voluto far tornare indietro di 50 anni l’Italia. Ero a Reggio Emilia, a frequentare un corso di formazione IFOA e, per mantenermi, lavoravo di sabato e domenica nella carpenteria metallica dell’area artigianale di Novellara, quando la domenica sera del 23 novembre 1980 un tremendo sisma colpì l’Irpinia e la Basilicata provocando la morte e la distruzione di interi paesi. Decine di migliaia furono gli sfollati e 2.914 le vittime. Il Presidente Pertini fu il primo ad accorrere e a segnalare i gravi ritardi dei soccorsi. Un paio di giorni dopo ero anch’io rientrato a casa e partecipai alla raccolta locale di beni di prima necessità che portammo come giovani volontari da Brusciano alla zona terremotata. Ero a Bologna, a lavorare nella Pubblica Istruzione, presso l’Istituto “Aldrovandi Rubbiani” quando avvenne la disgrazia di Vermicino, nei pressi di Frascati, dove il piccolo Alfredino Rampi cadeva, il 10 giugno 1981, in un pozzo maledetto. Dalla TV come tutti gli italiani vidi arrivare, il 12 giugno, il Presidente Pertini che rimase vicino ai familiari del bambino per tutta la notte e con loro apprendeva, alle 5 del mattino di sabato 13 giugno, dal costernato speleologo Caruso, dell’avvenuta morte di Alfredino. Ero a casa mia, a Brusciano, stabilito da 10 giorni nel lavoro presso il Comune di Brusciano, tra i miei cari, mamma Rosa e papà Ciro, i miei fratelli e sorelle, quando nel suo “discorso di fine anno” il 31 dicembre 1982, il Presidente Pertini, condannando espressamente la mafia, difendeva il popolo siciliano, quello calabrese e quello napoletano che “sono contro la camorra e la mafia”.
Io – continua Antonio Castaldo – vivevo in quei giorni la soddisfazione insieme ai miei familiari e la riconoscenza per l’ascolto dato dal Presidente Sandro Pertini al mio grido di denuncia e indignazione trasmessogli per corrispondenza. Questi i fatti. Nella notte del 23 novembre 1981, nel primo anniversario del terremoto in Irpinia, scrissi una lettera in cui raccontavo al Presidente Sandro Pertini la mia più generale esperienza di vita e delle mie più specifiche partecipazioni ai concorsi pubblici presso il Comune di Brusciano, in provincia di Napoli, dove notoriamente i candidati venivano discriminati e selezionati, ancor prima delle prove effettive, in base ad appartenenze familiari e politiche. In quei concorsi mi capitava di essere diventato puntualmente il cosiddetto “Primo dei Non Eletti”. La mia conclusiva richiesta nella lunga lettera al Presidente Pertini fu quella di poter vedere garantita la legalità durante i concorsi pubblici a Brusciano. Un celere riscontro dell’attenzione suscitata lo ebbi, con mia sorpresa e qualche timore, quando venni convocato presso gli uffici della Prefettura di Napoli dove ebbi un incontro riservato con un alto funzionario. A lui ribadii il bisogno di legalità rifiutando qualsiasi ipotesi di assistenzialismo. Non ho mai incontrato di persona il Presidente Pertini – ha concluso Antonio Castaldo – ma ho condiviso con lui la partecipazione ai funerali di Enrico Berlinguer (Sassari, 1922 – Padova, 1984) a Roma il 13 giugno 1984, insieme ad altri bruscianesi fra i milioni di cittadini, militanti, simpatizzanti, votanti ed anche di avversari per rendere l’ultimo saluto a colui che nel 1981, in una intervista ad Eugenio Scalfari, accusò la classe politica italiana di corruzione, dando origine alla cosiddetta questione morale, denunciando l’occupazione delle strutture dello Stato e delle Istituzioni da parte dei Partiti, evidenziando il rischio rifiuto della politica generato dalla rabbia dei cittadini».
A Brusciano si associa in questo ricordo Felice De Cicco, ex Assessore allo Sport e Spettacolo del Comune di Brusciano e che da Consigliere comunale si fece promotore nel 1997 dell’intitolazione di una strada a Sandro Pertini. Il giovane calciatore, Felice De Cicco, partecipante con la squadra dell’Avellinese, veniva premiato nel luglio 1979 con la Medaglia del Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, quale Migliore Calciatore nel Torneo Internazionale Giovanile Città di Genova con premiazione avvenuta presso i Cantieri Navali Sampierdarena Genova.
Qui di seguito si riporta un momento biografico dell’antifascista recluso in cella n.36 del carcere di Santo Stefano, dal dicembre 1939 al dicembre 1930, il futuro Presidente della Repubblica Sandro Pertini: «La sveglia suona: è l’alba. Dal mare giunge un canto d’amore, da lontano il suono delle campane di Ventotene. Dalla “bocca di lupo” guardo il cielo, azzurro come non mai, senza una nuvola, e d’improvviso un soffio di vento mi investe, denso di profumo dei fiori sbocciati durante la notte. Ricado sul mio giaciglio. Acuto, doloroso, mi batte nelle vene il rimpianto della mia giovinezza che giorno per giorno, tra queste mura, si spegne. La volontà lotta contro il doloroso smarrimento. È un attimo: mi rialzo, mi getto l’acqua gelida sul viso. Lo smarrimento è vinto, la solita vita riprende: rifare il letto, pulire la cella, far ginnastica, leggere, studiare». Sandro Pertini. In carcere: L’ergastolo di Santo Stefano, in Vico Faggi (a cura di), “Sei condanne due evasioni”. Mondadori, Milano 1970, pag. 79 citato in https://it.wikipedia.org/wiki/Sandro_Pertini.
Mentre da qui si volge lo sguardo di Antonio Castaldo sull’Isola di Santo Stefano, insieme all’ANPI Zona Nolana, il 7 luglio 2023 da Ventotene, l’isola del confino e del manifesto di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi per un’Europa sociale dei popoli, https://www.youtube.com/watch?v=R91SNC82ivY.

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