Dalla trasmissione “Che tempo che fa” lettera di Luciana Littizzetto

“Caro Stato… Stivalone da moschettiere che parte dal tacco e arriva al sedere.
Terra dei fichi, dei cachi e dei fuochi, terra del sole e delle sòle, Italia amore mio.
E per copia conoscenza al Ministero della Salute un tempo fu pubblica…ora meglio se hai l’assicurazione.
E per altra copia conoscenza al ministro Schillaci che ci piacerebbe che ogni tanto si facesse vivo, dicesse qualcosa, anche solo una frase scontata da medico, tipo: dica 33. Caro Stato. Ti parlo a nome di tutti quelli che in questo momento sono ammalati come me.
In pausa non voluta, senza preavvisi, che inizia un martedì qualunque e finisce quando vuole il tuo corpo, non tu.
Quando sei malato impari tante cose eh.
Per esempio a tenerti un ago piantato nell’unica vena trovata e a far finta di niente. Impari quanto casino può fare una risonanza magnetica e impari che il liquido di contrasto della TAC quando entra in circolo ti fa l’effetto fiammata e ti brasa la jolanda.
Ma soprattutto, impari che purtroppo ammalarsi succede a tutti. E quando sei malato d’improvviso non hai più niente.
Il tuo corpo non è più tuo, lo gestiscono i medici che ti dicono cosa devi o non devi fare come quando eri piccolo.
Fa in modo che non ci sia un’attesa di un lustro per fare una tac non a pagamento… che chiedi una tac e te la facciano subito,
E sostieni i medici di base, che quelli che abbiamo sono sopraffatti dalle incombenze burocratiche, hanno migliaia di pazienti a testa e sono quasi tutti vicino alla pensione.
Per carità, è bello avere 60 siti Unesco, il Wi-Fi sul Frecciarossa, i musei gratis la prima domenica del mese, non pagare IMU sulla prima casa…
MA UN LETTO D’OSPEDALE GRATIS NON LO BATTE NESSUNO.
È una fortuna di cui forse non ci rendiamo conto, la diamo per scontata. Tu prova ad ammalarti nella terra dei Trump ed essere senza soldi. Addio.
Quindi dico: viva la sanità pubblica.
E se ce l’abbiamo è grazie a chi paga le tasse.
Dal primo dei gradini del Pronto soccorso, all’ultima delle supposte, tutto è stato comperato coi soldi “nostri”, anzi, di quelli che pagano le tasse, e che non sono tutti.
Noi siamo l’unica sanità al mondo che cura tutti, anche te, minchione che non hai mai pagato un centesimo di tasse e che però ne approfitti e magari ti lamenti pure.
Ricordiamocelo sempre. La nostra sanità pubblica, è la cosa più bella che abbiamo al mondo dopo la battuta di Sinner. Non buttiamola via”.
Luciana Littizzetto

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