Festa della donna

Obiettivo 5 dell’agenda 2030, risoluzione adottata dall’Assemblea dell’ONU il 25 settembre 2015, recita “raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”. Questo obiettivo rientra nella tematica legata alla vita. Il quadro costituzionale entrato in vigore nel 1948, sancisce la dignità prerogativa di tutti senza distinzione di razza sesso…. La dignità è paragonabile ad un ologramma perché il valore esiste a prescindere da ogni sua caratteristica o da ogni meritevolezza. Però raggiunge il baratro la maternità surrogata dove viene calpestata la dignità della madre che rinuncia ad essere madre del nascituro e quindi anche la dignità del bebè, il quale avrà una madre che gli toglierà nove mesi di vita di un’altra madre. È stata istituita una festa il giorno 8 del mese di marzo per festeggiare la donna, non la femmina. Questa distinzione preclude una critica nei confronti delle femmine che prestano il loro utero e quindi a livello emozionale si dà voto zero. Come si può donare una creatura che è cresciuta nel proprio grembo. Come pure da bandire quelle femmine che praticano l’aborto. Come si fa a uccidere una vita e che non si può difendere. Queste nefandezze non dipendono dal contesto nazionale e internazionale, anche se è stata approvata la legge n. 194 del 1978. Dipende dal soggetto femminile che arriva ad essere fecondata invece di prendere precauzioni. La giornata dell’8 marzo dedicata alla riflessione sulla donna, il suo vivere civile e come viene trattata dalla società. Al Governo c’è la Meloni quindi a capo del Consiglio dei Ministri c’è una persona che anatomicamente è femmina ed è anche una mamma, forse per calmare un po’ gli animi delle persone. Il Papa come suo successore ha pensato ad una donna. Non dimentichiamo che la prima apostola di Gesù prima di risorgere è stata la Maddalena. Questo perché la donna feconda alimenta il futuro essere umano e sa il significato profondo della vita, ha un istinto molto forte alla sopravvivenza della specie. Una mamma vera darebbe anche un proprio organo per i propri figli. Si tratta di DNA, di flusso sanguigno, di atomi che defluiscono dal sangue della madre al figlio e che continuano ancora anche dopo la nascita il loro legame con chi l’ha generato. Beninteso la donna non la femmina che può essere tale dopo una vaginoplastica.

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