Il poeta Giovanni Nacca ricorda Mons. Don Peppino Leone con una raccolta di poesie

Mons. Don Giuseppe (Don Peppino) Leone ritornò alla Casa del Padre, nella sua abitazione di Calvi Risorta, nelle prime ore del mattino di sabato nove ottobre 2021, antivigilia del suo settantesimo compleanno. Negli ultimi mesi della sua esistenza terrena il suo “fisico” era stato assalito dal “male”, che si fa non poca fatica a pronunciarne il nome, e per contrastarlo si portava spesso a Genova, per sottoporsi a mirati controlli e accertamenti medico-clinici, ove vive stabilmente la sorella Michela (Lina) con il proprio nucleo familiare.
Ma il nove ottobre il “male” ebbe il sopravvento e lo condusse nelle braccia dell’Eterno. La sua dipartita, peraltro temuta ma non attesa, provocò nei familiari, nei parenti, negli amici, nei confratelli sacerdoti e nei “suoi” fedeli della parrocchia “San Paride” di Teano-Scalo, dolore e incredulità.
Ad un anno dal fatidico 9 ottobre l’amico e poeta Giovanni Nacca l’ha ricordato con la pubblicazione della Raccolta di Poesie “Qualcosa come una preghiera” e nella prima pagina ha vergato “a Don Giuseppe Leone, la cui luce continuerà a guidare chi lo conobbe”.
La raccolta è formata da undici poesie ma se ne trascrivono soltanto la prima “E così, da solo riuscisti a compiere” e l’ultima “Pagellina”.
“E così, da solo riuscisti a compiere
il gran salto dal tempo all’eternità.
L’avrai fatto con la consueta discrezione
con la smorfia di quel mezzo sorriso
custodito tra le cose più belle,
più care alla nostra sofferenza di vivi.
Leggero, silenzioso, quasi come se il peso
fosse già anima, la rifrazione di un sole
lontano, l’eco di un fuoco ravvivato
per noi viandanti smarriti, monadi
di una solitudine – ora più che mai –
irreparabile, stilla di dolore immedicabile.
Dell’uomo la carne muore una volta sola
il resto è nelle mani del tuo Dio
la cui parola saprai ancora sussurrarci
per farci risalire sull’albero di sicomoro”.
Pagellina
Ti saluto ogni mattina mentre
mi guardi dalla mensola della libreria.
Del sacerdote non hai quasi nulla,
tranne il nero sfocato di una polo
e lo smunto riflesso della montatura
metallica delle tue lenti.
Nessun paramento né il don
prima di nome cognome e date.
Si direbbero dettagli sfuggiti, mancati,
circostanze futili, eppure inspiegabili.
O è stata forse una tua regia occulta
per rimanere in quella timida discrezione
di sempre che imbarazza l’ignaro amico
di passaggio che ti osserva, non sa
e mi chiede – Chi è?
Il poeta Nacca “chiude” la Raccolta poetica vergando “Questa breve raccolta è stata concepita come omaggio alla memoria di Don Giuseppe Leone a un anno dalla sua scomparsa” e stende, poi, una breve nota biografica dell’amico “Don Peppino”.
“Don Giuseppe Leone (Calvi Risorta, 11/10/1951 – 09/10/2021) fu ordinato sacerdote nel 1975 esercitando, nel tempo, il suo ministero presso le comunità di Mignano Monte Lungo, Sparanise e Teano: in quest’ultima, prima nella parrocchia di Santa Maria la Nova e poi in quella di San Paride–Teano Scalo. Oltre a rivestire incarichi importanti come quello di Economo Diocesano e quello di Direttore dell’Ufficio Edilizia di Culto per la Diocesi di Teano–Calvi, è stato instancabile animatore di iniziative e attività culturali rivolte ai tanti giovani che lo hanno conosciuto e amato.
La semplicità, l’umiltà e la generosità sono state le virtù con le quali ha saputo trasmettere, in modo critico e riflessivo, il senso profondo del messaggio evangelico.
Era difficile sfuggire al suo abbraccio discreto e alla sua amicizia capace di rasserenare anche i momenti più difficili della vita”.
L’Autore ha stampato appena cinquanta copie della “raccolta” per evitare una sua diffusione selvaggia e per far sì che la ricevessero soltanto i suoi “familiari” e i suoi veri “amici”.

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