Terremoto in Emilia: solo un racconto?

3 Giugno 2012. Sono Venti giorni che le persone qui non dormono più. Solo un'ora fa, un'altra scossa è stata in grado di abbattere l'ultimo simbolo di Novi. La torre dell'orologio si è sgretolata sotto la Luna piena, che guardava tutto in silenzio. Arriva la pioggia. Prima leggera, poi impetuosa. Un temporale estivo. Forse la metafora perfetta per descrivere le lacrime e la paura. Ma le immagini in televisione non rendono l'idea. La tragedia è proiettata in una terra lontana. Qui, i rumori delle macerie sono reali. Così come le fabbriche distrutte, le opere d'arte perse, le tende blu e la paura negli occhi della gente. Le crepe nei terreni, nelle strade e nelle anime. Il pensiero del domani, che se non è uguale all'oggi, potrebbe solo peggiorare a causa di nuove scosse. Il desiderio di volersi rialzare e la dignità umana più potente dell'energia sismica. Eppure non ci sono solo le vittime a percorrere la strada dell'indignazione. Essere volontari nei campi non è solo azione e materialità. E' prima di tutto consapevolezza e spiritualità. E' meditazione, osservazione, forza interiore e insegnamento. Tenere la mano a un anziano, sporco, solo, convinto di essere sotto ai bombardamenti negli anni della guerra, senza avere il coraggio di dirgli che la sua stessa terra ha inghiottito la sua casa e i suoi ricordi, fa capire quanto sia essenziale nella vita saper prendere decisioni difficili. Coccolare un cucciolo ferito, ma sfuggito alla morte. Far sorridere un bambino. Annientare, anche solo per un istante, l'istinto della rassegnazione sui volti. Essere volontari non implica l'uso della sola forza di fare. La meccanicità dei gesti non è un peso. Alzare tende, distribuire acqua, far giocare i bambini, osservare i perimetri e le file per i bagni. Non si tratta di eseguire mere prestazioni. E' vivere il dolore in prima persona con la responsabilità di non farsi vedere deboli. E' restare ad occhi chiusi, ogni volta che un tremore invade il campo. E' respirare piano per prendere fiato. E' fare in modo di non perdere il coraggio, per trasmetterlo a chi l'ha perso del tutto. Ma è difficile. Siamo fatti tutti di ossa, carne e paura.
 

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