“D.B.F. Una storia di impresa”: cronistoria di Antimo Caserta

Il testo di Antimo Caserta “D.B.F. Una storia di impresa”, pubblicato per i tipi della MA.GI. STAMPA di Bellona, è una ricostruzione analitica e circostanziata della vita di un’azienda che ebbe i natali il 3 febbraio 1973 grazie all’idea imprenditoriale di Antonio Di Mare, “un uomo che lascia […] il certo per vedere che cosa gli riserva l’incerto” agli albori dei difficili anni ’70: il businessman campano fonda coraggiosamente una società in accomandita semplice di impiantistica in un’Italia dove la crescita economica era fortemente compromessa dagli eventi storicoculturali e i delicati equilibri occupazionali riflettevano gli umori di un’Italia inquieta e in affanno, ma con “il sogno di vederla rifiorire di giorno in giorno sempre più forte”. Repentini mutamenti culturali, la strategia del “compromesso storico”, una cultura popolare in controtendenza aconfessionale, mostrano il Bel Paese con fermenti e apprensioni. L’autore, scevro da ampollosità linguistiche e da retoriche letterarie, è legato alla tecnica narrativa del flusso di coscienza e alla scrittura di getto: egli, con afflato originale e spinta creativa, apre il suo racconto con una premessa socioeconomica che fotografa l’indomani dell’“autunno caldo” italiano, citando episodi accessori e collaterali al fine di far immergere il lettore nella realtà diacronica degli avvenimenti. La D.B.F. inizia il suo viaggio: nel tempo intreccia rapporti con importanti società pugliesi, campane, abruzzesi, marchigiane, e mai sono mancati gli investimenti per migliorare il proprio know-how tecnico e gli spazi lavorativi. L’evoluzione tecnologica della società e la compagine delle proprietà strumentali sono minuziosamente descritte in un capitolo del tomo, e “per chi presta la sua opera quotidiana, lavoratori e collaboratori”, il riconoscimento “ad personam” dell’elenco nominativo e di appellativi come parte integrante dell’identità stessa dell’azienda. Lo scrittore Caserta ci parla di Ciro, Alessandra e Marco Di Mare: del primo sottolinea l’abilità e la versatilità professionale, di Alessandra evidenzia la cura e la competenza nel settore amministrativo/contabile, mentre di Marco mette in luce la scrupolosità e la diligenza nella direzione tecnica; di tutt’e tre mette in rilievo il desiderio di vedere l’azienda “sempre più rafforzata” anche “in ambiti ancora non esplorati”. “Last, but not least” la Signora Lina, “che senza farne sentire la presenza, collabora e coordina i rapporti più importanti, quelli familiari senza trascurare niente del resto”. Il tasso di disoccupazione italiano è estremamente elevato ed alta è la sproporzione tra domanda e offerta, ma la “necessità di reclutare giovani e avviarli alla formazione in azienda è anche un investimento per il futuro”: l’attenzione della politica aziendale è rivolta all’occupazione giovanile, sentita come “un’urgenza e una necessità da parte dell’imprenditore”. Azienda come metafora di famiglia: il sistema valoriale della società si basa principalmente sul concetto riconducibile alla famiglia di équipe empatiche, di staff e team interattivi, al fine di combattere l’inedia professionale e di vedere “in questa comunità l’impiego delle migliori forze per garantire continuità e certezze”. Il lettore, poi, si imbatte in una galleria fotografica che riproduce momenti di vita familiare, documenti e attività sportiva atti a rendere ancor più immediata la fruibilità del testo. L’autore conclude con la locuzione “Ad maiora” (Verso cose più grandi) augurando ennesime affermazioni e nuovi esiti favorevoli: a lui desidero formulare il medesimo auspicio … “Ad maiora semper!”

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