Delli Paoli sgombera tre famiglie dalle casermette

Lungo il Viale Carlo III^, proprio all’altezza dell’incrocio semaforico di via Alcide De Gasperi, insiste un’area di proprietà militare denominata “Baraccamenti del Mulino Palomba”, in pratica le cosiddette “casermette”, un tempo utilizzate da personale dell’Esercito e da oltre trenta anni abbandonate a loro stesse e sono abitate da tre nuclei familiari. L’area venne costruita con lastre di eternit ed i nuclei familiari vi abitano come se nulla fosse, considerato che dopo oltre trent’anni le coperture di amianto sono notevolmente deteriorate disperdendo nell’aria minuscole particelle di amianto. Ora quell’area, anche grazie all’intervento dell’ASL Caserta – Unità di Prevenzione Collettiva, settore igiene e sanità pubblica – con nota prot. 1931/UOPC/2012, (ma prima dov’era l’ASL ?) ha chiesto all’Amministrazione comunale di San Nicola La Strada, a guida del sindaco Pasquale Delli Paoli, “…di prendere adeguati provvedimenti per la bonifica dei materiali di copertura in presunto cemento amianto, di tutta l’area casermette “Baraccamenti del Molino Palomba”. Un provvedimento, questo, che era atteso da anni e non sappiamo quanti danni potrebbe aver causato i ritardi dell’ASL. Comunque, una volta pervenuta al sindaco la richiesta dell’ASL, quest’ultimo non poteva che emanare l’Ordinanza Sindacale (nr. 69 del 29 ottobre) con la quale ha ordinato ai nuclei familiari dei sigg. Marzia Farina, Antonio Brancaccio e Vincenzo Lancia di sgomberare “ad horas” gli appartamenti e lasciarli liberi da cose e persone, al fine di consentire di eseguire tutti i lavori per la messa in sicurezza dei fabbricati siti in Vicolo Casermette di San Nicola La Strada. Trascorsi infruttuosamente 20 giorni dalla notifica dell’Ordinanza sindacale, il Responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale – Sezione Lavori Pubblici, è incaricato di adottare tutti i provvedimenti necessari, vale a dire lo sgombero “coatto”, con l’intervento delle Forze dell’Ordine. Cosa questa che potrebbe essere uno scenario possibile considerato che ai tre nuclei familiari non sono state fornite soluzioni alternative. Eppure le “casermette” furono messe all’asta dal Governo e nessuno ne ha mai saputo approfittare. Infatti, nel decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale – Serie Generale – nr. 293 del 18.12.07, il direttore generale dei lavori e del demanio del Ministero della difesa, d’intesa con il direttore dell'agenzia del demanio aveva individuato i beni immobili che passeranno nella disponibilità dell’Agenzia del Demanio per essere assoggettati alle procedure di valorizzazione e di dismissione di cui al decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 410. Tra questi immobili il Ministero della Difesa ha selezionato i “Baraccamenti del Mulino Palomba”. L’ex Sindaco Angelo Antonio Pascariello già nel lontano 2001 scrisse al Ministero della Difesa offrendo 25 milioni del vecchio conio per l’acquisto dell’area. Da allora non è mai giunta neppure una risposta negativa. A luglio 2007, il Ministero scrisse al sindaco e chiese se fosse ancora intenzionato all’acquisto di una parte dell’area (circa 12.500 metri quadrati), perché sulla restante parte la Difesa aveva intenzione di costruire alloggi per i militari. L’amministrazione comunale, con atto deliberativo, autorizzò il responsabile dell’Ufficio Tecnico Comunale, settore lavori pubblici, a predisporre tutti gli atti necessari alla realizzazione di uno studio di fattibilità per l’acquisizione e/o permuta dell’area retrostante l’ex Mulino Palomba, denominata “Baraccamenti”. Quest’area per la sua posizione urbanistica potrebbe essere utilizzata dal Comune per l’allocazione di funzioni di interesse sociale, culturale, sportivo, ricreativo, per l’istruzione, per la promozione delle attività di solidarietà e per il sostegno delle politiche dei giovani, nonché per le pari opportunità. Da allora ad oggi si sono perse le tracce di qualsiasi atto preparato ed approvato dall’Amministrazione comunale, forse perché per bonificare l’area dall’amianto ci vorrebbero centinaia se non milioni di euro e di questi tempi chi ce li ha tutti questi soldi?

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