Viale Ellittico, cui prodest

In merito alla  delibera di Giunta comunale che reintitola Viale Ellittico come Viale dell'Università di Caserta,  commentandola con ironia potremmo dire con la saggezza dei nostri proverbi: “avvimme accattato primmo o' scurriato e po' o cavallo” (vale a dire abbiamo comprato  prima la frustra e poi il cavallo).
Corre l'obbligo di ricordare che i tre diversi livelli istituzionali – Consiglio Regionale, Amministrazione  Provinciale e Comune Capoluogo casertano – anni fa  avevano rispettivamente deliberato nel richiedere questo  cambio di nome.
Non  pare che l'Ateneo napoletano in questione si sia mostrato sensibile in tal verso e/o mai sentito in dovere di dare una qualche risposta anche per solo cortesia  istituzionale.
Talché crediamo che non sortirà alcun effetto questo  scurriato prima del cavallo; anzi il tutto ci appare  quasi come una vergognosa resa temendo che  ci vorranno parimenti  48 mesi, come per il completamento del Policlinico, per avere forse il cambiamento di nome.
En passant ci associamo alla critica di rinominare Viale Università di Caserta quello Ellittico, tanto per l'origine storica, urbanistica, architettonica che quest'ultimo ha.
Si poteva pensare, per esempio, di rinominare Viale dell'Università di Caserta il  Viale dell'Industria nell'ex area Saint Gobain, viale oggi offeso da tale appellativo perché  diventato di fatto area solo di servizi, di palazzoni rispetto all'accordo di programma iniziale!
Una denominazione, quest'ultima, oggi anacronistica, ma che invece (credendo  ancora possibile il  completamento del Policlinico e questo solo per la lotta continua del sindacato)  diverrebbe  il  vero cuore di quell'Ateneo  che i casertani auspicarono vent'anni fa con   la  Facoltà di Chirurgia e Medicina. Per finirla qui, ci consenta il nostro Sindaco solo di sottolineare la nostra amarezza laddove viene dimenticato l'impegno  delle tantissime associazioni che si battono da vent'anni per il  cambio del nome, per avere a Caserta un vero  Rettorato ed  il completamento del Policlinico, anche  se esse, per tre volte all'anno, pongono questo  problema all'O.d.G della Città, senza avere mai attenzione  – nelle ricorrenze dell' Aprile  1992, decreto istituzione corsi; dell'Agosto 1990, legge  istituzione ateneo; del Novembre   1992, data  inizio corsi,  in quel   seminario vescovile grazie alla beneficenza di Padre Vescovo Nogaro.
Attenzione che riproponiamo  anche per  questo inizio dell'anno accademico   2012/2013 che  giunge al suo ventennale e  fa registrare ancora che la SUN rimane  l'unica Università italiana, (fa vergogna ripeterlo), che insiste interamente in un territorio e ne porta il nome di  un altro.
Si perpetua il disonore che ci viene ancora negato anche questo riconoscimento ineludibile.
Un riconoscimento  che darebbe un sussulto di dignità, di vantaggi economici, di immagine  ad un intero territorio, mentre, oggi, le grandi dispute cittadine  restano solo la circolazione, l'illuminazione fatiscente, il verde spelacchiato, i vigili insufficienti, le movide dei giovani senza speranza, gli immigrati con le bancarelle, qualche congresso cittadino e null'altro.
I grandi temi del lavoro, dell'occupazione, dello  sviluppo, della  qualità della vita, dello scempio delle cave, della solidarietà dovuta per i più deboli, del turismo  mordi e fuggi, della cultura e della formazione restano, quasi soffocati e/o sopiti, quando  non affidati a iniziative private lodevoli.
Contraltare resta la tragedia dei nostri figli.
Emigrare oggi: per i nostri giovani il vissuto di frustrazione, di sofferenza, di dolore  rimane  lo stesso di quello del primo dopoguerra,  quello del cosiddetto miracolo economico, anche se il  contesto  complessivo  è diverso.
Non ci sono più valigie di cartone tenute chiuse da spago e piene di  vettovaglie tipiche della propria zona ma ragazzi col trolley, ragazzi normali, presentabili, accattivanti, molti dei quali laureati: questi i nostri figli che emigrano per trovare lavoro, al Nord o all'estero.
Ancora una volta restano profetiche  le parole  del Vescovo emerito Nogaro: col  suo appello – raccolto da 75.000  cittadini –  a firmare la petizione  per l'università di Caserta << la nostra strada, la nostra meta, la nostra radice, la nostra scaturigine, la nostra anima, il nostro punto di riferimento e di sostegno spirituali e culturali hanno un nome: civitas Casertana. Senza un preciso progetto di rinascita noi ci sentiamo piuttosto ministri del crepuscolo, che profeti dell’avvenire >>.
per il “Comitato  pro Università di Caserta” Pasquale Sarnelli

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