Girifalco: scoperta un’antica necropoli bizantina

Girifalco, cittadina in provincia di Catanzaro, è appena diventata teatro dell’ennesima scoperta archeologica, tendenza che da anni contraddistingue il territorio calabrese. L’importanza della scoperta è dovuta al fatto che «aggiunge un altro tassello sull’occupazione capillare del territorio dell’attuale Girifalco nell’alto medioevo, con insediamenti diffusi anche di poche unità familiari con piccoli luoghi di culto di riferimento intorno a cui si sviluppavano i cimiteri», questo è quanto appurato dall’archeoclub ‘Toco Caria’, della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro e Crotone, diretta dal Soprintendente Stefania Argenti. Girifalco vanta di fatti secoli di storia greco-bizantina: anticamente, presso la valle denominata Caria, passava la via istmica greca che collegava il mar Ionio e il mar Tirreno. Inoltre, l’area fu un punto militare strategico ai tempi del Console romano Marco Claudio Marcello che, durante la seconda guerra punica, pose i suoi presidi militari sul monte Covello, in una località che verrà poi chiamata “Setto di Marcello”, dove sono state ritrovate punte di lancia e anfore di epoca romana. In epoca bizantina, invece, fu fondata Girifarcum Castellum su una rupe chiamata Pietra dei Monaci; qui sorse il monastero basiliano di San Nicola de Montibus, di cui oggi restano alcuni ruderi. Con l’arrivo dei Normanni, a metà dell’XI secolo, il Re di Sicilia Federico II von Hohenstaufen creò una grande riserva che si adattasse alla presenza dei falconieri: è proprio a questo che, con tutta probabilità, si deve il nome “Girifalco”. Secondo molti studi di toponomastica, la prima parte del vocabolo corrisponderebbe al greco “ierax” (falco) e la seconda al latino “falcus”, quindi il risultato sarebbe la fusione di due termini uguali ma tradotti in lingue diverse, quasi a testimoniare la commistione di popoli che ha attraversato il luogo nel corso dei secoli. Nel caso dei recenti ritrovamenti, a custodire i reperti storici è la strada lungo la viabilità secondaria che si dirama dalla SP59, alle pendici orientali del Bosco Valentino, al limite con il Comune di Amaroni. In particolare sono stati individuati resti fittili e frammenti di ossa umane. A dirigere l’intervento di recupero è il funzionario archeologo della Soprintendenza, Alfredo Ruga, affiancato dal collaboratore archeologo Eugenio Donato, con l’apporto dell’archeoclub locale e con l’assistenza della stazione dei Carabinieri di Girifalco. Grazie a un’attenta pulizia della parete esposta, gli studiosi hanno potuto accertare che si tratti del corredo di una tomba tagliata nel substrato roccioso, della quale si conservano i lati nord-est e sud-ovest. Sono state inoltre recuperate due brocche di ceramica acroma, situate sul lato meridionale della tomba, elementi di corredo caratteristici delle sepolture bizantine del VI e del VII secolo d.C., già riscontrate nelle necropoli altomedievali calabresi e più in generale nell’Italia meridionale. Pare che la tomba appartenga a una necropoli di un villaggio che doveva trovarsi non lontano dall’area del rinvenimento, la cui esistenza trova riscontro nelle precedenti scoperte archeologiche del territorio di Girifalco.

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