Achille Funi a Ferrara, tra Rinascimento e Novecento
Scultore, architetto, illustratore, scenografo, grafico e pittore ferrarese, Achille Funi, uno dei protagonisti della storia dell’arte novecentesca italiana, sarà celebrato attraverso una rassegna antologica presso Palazzo dei Diamanti dal prossimo 28 ottobre fino al 25 febbraio 2024.
Vittorio Sgarbi, Presidente della Fondazione Ferrara Arte, in occasione dei 50 anni dalla scomparsa dell’artista lo definisce “uno dei grandi maestri del moderno, legato alla tradizione e alle forme classiche dell’arte. Un pittore che ha aperto strade, un maestro di tanti giovani Maestri”.
Diplomatosi nel 1910 presso l’Accademia di Brera, dove ha insegnato dal 1939 al 1960, Funi costituisce una figura di alto rilievo nel panorama artistico del Novecento in quanto ne ha influenzato i maggiori movimenti: dal Futurismo moderato, al Realismo magico, al Muralismo.
Moderno classicista legato al Rinascimento e ai miti del passato l’artista percorre la sua epoca rendendosi umanista tra i suoi contemporanei.
120 le opere in esposizione nella cornice del celebre palazzo estense, in cui figurano acquerelli, dipinti ad olio, disegni, schizzi preparatori, affreschi e mosaici, dagli esordi fino alla svolta avanguardista dei primi anni del Novecento.
Funi attraverso le sue opere celebra “l’eternità della vita nell’arte” facendo riferimento sia agli elementi formali dell’antica tradizione figurativa, sia al linguaggio innovativo di pittori quali Cézanne, Picasso, Derain, de Chirico.
Da ciò deriva una nuova espressione artistica che il Maestro attualizza e rende naturale nella quotidianità del suo tempo.
Elena Pontiggia, critica e storica d’arte italiana, in una sua monografia definisce Funi “uomo di proverbiali silenzi e di vaste letture”. Il pittore ha avuto conoscenza fin da giovane delle opere di Omero, del De bello gallico e del De bello civili, delle Historiae di Tacito, della Vita di Cesare di Plutarco, di Ariosto e Tasso, dei filosofi presocratici, dei sofisti, della Fisica di Aristotele, di Nietzsche, di Gide. Riteneva che “un uomo senza cultura è un uomo morto. Se non fosse per le mie letture cosa sarei io, oggi?”, ha dichiarato Funi poco prima della morte.
Ai suoi allievi ha insegnato che senza forma non ci può essere la vita: “Quando avrete imparato l’anatomia del corpo umano, avrete imparato la geometria della vita”.