W Zappatore – Recensione

Miglior film al Brooklyn Film Festival 2011. Una commedia fuori da ogni schema logico in cui Verdesca dimostra che un altro tipo di cinema è possibile.
Marcello Zappatore è un trentatreenne chitarrista che si guadagna da vivere suonando in una band metal satanista.
La sua grama esistenza verrà sconvolta da un apocalittico evento: le stigmate.
Quale punizione peggiore per un seguace di Satana?!
Dalla comparsa del segno divino in poi, lo sciagurato Marcello finirà al centro di una diatriba tra bene e male,
tra Dio e il Rock and Roll, accompagnato in questo duro percorso da una madre bigotta che lo instrada verso l'espiazione
 e una nonna strampalata che tenta di non fargli mollare la via del musica.
Un giovane regista formatosi alla New York Film Academy, un protagonista surreale, una comitiva di personaggi totalmente svalvolati
e una Lecce spettrale dalle atmosfere inedite.
Questi gli ingredienti di W Zappatore, lungometraggio legato ad un progetto più ampio commissionato a Verdesca da Mtv nel 2004,
progetto nel quale prendeva vita il ritratto di questo assurdo personaggio autoproclamatosi erede di Frank Zappa ( Zappa-Zappatore).
Antitelevisivo oltre ogni limite, inerte, silenzioso, un corpo morto che sembra risorgere soltanto nel momento in cui afferra una chitarra,
ma assolutamente geniale nella sua follia e destinato a diventare un'icona.
Esemplari le interpretazioni di Guia Jelo, attrice catanese multiforme che qui interpreta l'ultradevota genitrice dello Zappatore e di Sandra Milo, mito italiano,
sognatrice, intelligente, un'inondazione di umorismo e allegria.
Destinati ad entrare nella leggenda anche Monica Nappo e Ilario Suppressa, i satanici compagni di viaggio di Marcello.
I lunghi silenzi, i tempi dilatati, la camera fissa (scelte assolutamente necessarie e adatte ai modi dei personaggi),
in qualche momento fanno pensare che una storia simile sia più consona ad una serie tv che ad un film per il cinema, ma le risate incontenibili
che scaturiscono di punto in bianco dalle perle di Marcello Zappatore ci ricordano che Verdesca è stato coraggioso, che non esiste nulla di più comico dell'animo umano
e che un altro modo di fare cinema in Italia, forse, finalmente, è possibile.

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