Recensione del libro:”Il deserto dei tartari” di Dino Buzzati

Come mi capita abbastanza spesso negli ultimi anni, ho preso l’abitudine di rileggere libri che ho letto nel passato recente oppure lontano. Pertanto, qualche giorno fa ho finito di leggere il capolavoro di Dino Buzzati:”Il deserto dei tartari” nel formato degli “Oscar Mondadori”.
Mi sono immerso nella lettura con animo tranquillo e sereno pregustando il piacere di addentrarmi nella storia raccontata con maestria da un pilastro della letteratura moderna italiana.
Man mano che leggevo, cercavo di riandare indietro con la mente nella vana ricerca di ricordi passati. Però, per la verità, più andavo avanti, più mi rendevo conto di quanto poco ricordassi della mia lettura giovanile. A questo punto della mia riflessione, voglio affermare con voce sommessa e penna tremolante, un pensiero che mi ha colpito mentre leggevo il romanzo. Sebbene non ricordassi molto del libro, ricordavo invece abbastanza della trasposizione filmica del libro. Il film è del 1976, la regia è di Valerio Zurlini, con attori del calibro di: Vittorio Gassman, Helmut Griem, Francisco Rabal e Jean-Louis Trintignant.Ciò che voglio dire è questo: il film ispirato dal romanzo di Buzzati, è uno dei pochi casi in cui lo spettacolo cinematografico non tradisce le aspettative di quanti hanno letto  il libro. Anzi, posso affermare, per quanto mi riguarda, che per alcuni aspetti, esso è addirittura superiore al romanzo. La storia raccontata è abbastanza semplice, il protagonista, il tenente Giovanni Drogo, appena ricevuti i gradi di ufficiale deve raggiungere la sua destinazione. E’ stato inviato alla fortezza Bastiani, situata in un luogo in alta montagna, ai confini settentrionali dello Stato. Vi giunge dopo un lungo tragitto a cavallo tra alte montagne e gole profonde, sentieri scoscesi a picco su strapiombi mozzafiato. Il narratore dimostra di conoscere molto bene i paesaggi di montagna, soffermandosi su descrizioni che colpiscono il lettore, quasi facendolo salire  per gli irti sentieri insieme al protagonista. Il luogo è ben definito nei suoi caratteri generali, però in effetti non  si saprebbe bene dove collocarlo all’interno dei confini nazionali. Al di là della fortezza, oltre un ultimo picco, si estende una distesa immensa e pietrosa, il deserto, appunto, sempre avvolta da una persistente  ed impenetrabile nebbia. La leggenda vorrebbe che di lì siano passati in tempi remoti e non meglio specificati, i terribili Tartari. Quello che mi sembra di aver capito del libro, ciò che a me è sembrato di cogliere è questo: per l’autore il trascorrere del tempo in attesa di un evento che si dovrebbe verificare e non si verificherà mai, è la parabola del consumarsi del tempo, come la fiammella consuma la candela, così l’attesa di eventi che vivifichino il nostro vivere consuma  la nostra vita. Il protagonista esaurisce il suo tempo in una incessante corsa verso un futuro pieno di aspettative. Il tempo nella fortezza trascorre nella sua lenta ed inesorabile corsa scandito dai ritmi monotoni delle incombenze di tutti i giorni in un avamposto militare di confine. I turni di ronda, i riposi, le licenze, le promozioni e le partenze si susseguono con ritmo incalzante, trascinando Giovanni Drogo verso la vecchiaia senza che lui neanche se ne accorga. Quando si ritrova vecchio, ammalato ed inabile al servizio, si verifica quello che ha sempre sperato:l’arrivo dei nemici. Tralascio di raccontare la fine della storia per non togliere il gusto della scoperta al lettore, che mosso da curiosità, volesse leggere il romanzo. La scrittura, in alcuni frangenti, tradisce il trascorre del tempo anche per questo capolavoro, agli occhi  ed alla mente di un lettore affinato dà l’impressione di essere fuori dal tempo presente. Dopo tutto il libro fu pubblicato nel 1940, ciononostante, mantiene tutte intatte le sue peculiarità di un grande romanzo meritevole di essere letto o riletto a secondo dei casi. E’ un libro consigliato per tutte le età, naturalmente, un lettore adulto potrebbe meglio cogliere le sfumature che solo l’esperienza accumulata dalla vita e dalle  letture prepara al meglio. Spero di essere  riuscito ad instillare un minimo di interesse per affrontare questo grande romanzo di uno dei nostri massimi romanzieri del secolo scorso.

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