Un caso di… Mmerda, l’ultimo libro di Gabriele Ottaiano e Francesco Orabona

Ecco un libro che apparentemente si presenta con l’unica pretesa di essere un gradevole intrattenimento, scritto in maniera accattivante e facilmente accessibile ad un vasto pubblico; ma sotto traccia, al di là di uno stile espressivo a dir poco vernacolare, si strizza anche l’occhio ad un pubblico più raffinato, con riferimenti culturali, specie di tipo linguistico, e frequenti spunti di satira politica e sociale, espressa con irriverenza mai offensiva. Si racconta di vicende dichiaratamente ambientate in hinterland vesuviano, come traspare nemmeno tanto velatamente dai luoghi di fantasia scelti dagli Autori.
Il libro è stato scritto da un inedita coppia di autori: Francesco Orabona, notaio alla sua prima esperienza come scrittore, e Gabriele Ottaiano, docente di conservatorio, non nuovo ad esperienze letterarie, ma all’esordio come giallista.
Ci troviamo dinanzi ad un libro particolare, a cominciare dalla copertina di taglio volutamente minimalistico e dalle irridenti bandelle. Ed in maniera particolare consigliamo di leggerlo: cominciando da tutto quanto precede l’inizio del racconto per poi volare alle originali scuse finali degli autori e relativi ringraziamenti. Ci si troverà così direttamente coinvolti nello spirito ironico che aleggia in tutta la narrazione.
Nel libro si legge la storia di un insospettabile serial killer, autore di una inspiegabile serie di omicidi a dir poco originali. La diabolica astuzia dell’assassino mette a dura prova le limitate capacità investigative di un commissario alquanto arruffone ed imbranato, non tanto ossessionato dall’ansia di fare giustizia, quanto desideroso di giungere all’agognata pensione con le minori complicazioni possibili: un regolarissimo anti-eroe, il perfetto contrario degli investigatori dei “normali” gialli.
Il tipo di racconto viene presentato dagli stessi autori, nell’originale bandella di copertina in forma di chat tra i due, come un romanzo-commedia comico-poliziesco. Alla lettura si capisce subito cosa essi intendono: come nella commedia, i capitoli vengono chiamati “Atti” (atti grandi ed atti piccoli, dato … il particolare argomento del racconto), ognuno situato in un preciso contesto spazio-temporale, in modo da porre subito il lettore agevolmente al centro della scena; e c’è una parte della narrazione che si svolge attraverso il dialogo tra i personaggi; come nel romanzo, la restante parte della vicenda è illustrata in terza persona. Quest’altalena tra la commedia ed il romanzo, evidenziata anche dai differenti caratteri adottati, offre al lettore un continuo intreccio stilistico che finisce per conferire agilità al racconto ed incuriosisce per lo svolgimento della trama.
A proposito, di quest’ultima, senza voler riferire nulla che possa pregiudicare il gusto della lettura, val comunque la pena di notare come anche la storia presenta tratti di originalità: il colpevole non viene scoperto alla fine, ma nel corpo del racconto, per offrire al lettore/spettatore il gusto di osservare come l’ineffabile killer si prenda beffe del commissario. Ma, mentre la vicenda investigativa si intreccia con una storia d’amore, un imprevedibile finale coglie a tradimento il lettore.
Per maggiori informazioni sul libro è possibile consultare il sito internet della Casa editrice “Il Monocordo”.

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