Storia di Pignataro in età moderna
A distanza di quattro anni dall’uscita del primo volume, che trattava di Pignataro nel Cinquecento, il prof. Antonio Martone pubblica il vol. II sulla prima metà del Seicento, e preannuncia per la fine di quest’anno 2013 la pubblicazione della seconda metà dello stesso secolo; il piano dell’opera prevede poi almeno 3 volumi sul Settecento (di cui uno sarà dedicato al Catasto onciario del 1754).Ma soffermiamoci brevemente sulla prima parte del secondo volume. Esso è stato edito da Giuseppe Vozza di Caserta nel maggio di quest’anno e stampato dalla Diaconia Grafica di S. Maria a Vico; consta di 224 pagine, illustrato da disegni dell’artista Giorgio D’Auria, oltre che da documenti dell’Archivio di Stato di Caserta. Il volume è stato sponsorizzato dall’Amministrazione Comunale di Pignataro M., dalle Associazioni Pro Loco Pinetarium e Amici del Canto (Coro Polifonico) e da singoli cittadini]. Presentato dal Sindaco Raimondo Cuccaro che si sofferma in particolare a sottolineare le pagine dedicate all’attività amministrativa della Universitas, come allora si chiamava il Comune, il volume si sviluppa in tre sezioni per complessivi 14 capitoli, oltre a una Introduzione e una Conclusione. Significative appaiono anche i due brani apposti come epigrafi: il primo, preso in prestito dal poeta capuano don Giuseppe Centore, in cui si afferma che “lo scrivere consiste specialmente di citazioni” per cui ogni autore deve usare il “noi” perché in un’opera confluiscono le opinioni di tanti scrittori; l’altro dal Card. Ravasi che si conclude così: “Non tutto è stato detto … molto è ancora da scoprire, pensare e dire, ma tutto questo nuovo fiorisce sul terreno dell’antico”. Nell’introduzione l’Autore affronta il tema del rapporto tra micro e macrostoria, evidenziando come nella sua opera egli cerchi di cogliere sempre tale rapporto; a tale scopo i capitoli della prima sezione, che costituiscono lo sfondo civile e religioso (le vicende dei Viceré di Napoli, degli Arcivescovi di Napoli e Capua, dei vescovi di Calvi ecc.), si giustificano perché fanno comprendere come le vicende della microstoria pignatarese si inseriscono nella macrostoria del regno napoletano. La seconda sezione s’intitola “Istituzioni e avvenimenti” e comprende i capitoli dal 4° al 10°. I temi affrontati sono: la fondazione di un Hospitale, l’Istituto del maritaggio di una zitella povera di Pignataro nel 1611 ad opera di Mons. F. Muzio, vescovo di Termoli: ogni anno si davano 12 ducati come dote ad una fanciulla povera di Pignataro. Il Cap. 6° tratta il tema delicato del concubinato di un canonico che viene condannato all’esilio. Nel capitolo successivo si riferisce del trasferimento della sede vescovile da Calvi a Pignataro fin dal 1628 al tempo del vescovo Filomarino Interessante la trattazione del Sinodo del 1631 che permette all’Autore varie riflessioni su argomenti quali il permesso di andare a caccia, la scarsa frequenza dei chierici a scuola, la condizione dei poveri, tasse e privilegi, elenco delle feste, le offerte per le feste patronali, il carcere ai chierici che non fanno la tonsura dei capelli, ecc. Nel tema generale del banditismo si inserisce un grave episodio di violenza contro il Vescovo con scomunica, ingiurie, assalto al palazzo vescovile. Infine l’Autore dedica delle pagine interessanti al saccheggio di Pignataro e di Calvi compiuto nel gennaio 1648 dalla soldataglia del Duca di Maddaloni.
La terza sezione tratta degli aspetti di vita sociale: anzitutto la vita amministrativa del Casale; poi di quella religiosa, passando in rassegna i problemi materiali delle nostre chiese e quelli morali spirituali e pratici del clero. Si passano poi in rassegna tutte le famiglie del paese che prima della peste del 1656 superava le mille unità costituendo così il centro più importante della diocesi.
Sfogliando i registri parrocchiali, l’Autore fornisce dati statistici sull’andamento delle nascite, dei matrimoni e delle morti. Dai registri dei battezzati emergono annotazioni sui neonati in pericolo di vita; su gemelli; morte per parto; nati postumi; le vammane; figli di padre ignoto; alcuni casi di espositi; la scelta dei nomi; frequenza dei nomi personali; l’uso di due nomi; nomi particolari; la scelta dei padrini; padrini forestieri.
Dalla consultazione dei registri dei matrimoni l’Autore fa conoscere gli sposi forestieri provenienti da casali vicini a Pignataro e da Terra di Lavoro, dalle province di Molise, Abruzzo e Puglia. Infine, dal libro dei defunti si conoscono i morti ammazzati e i forestieri morti a Pignataro. Utili le pagine di Conclusione dove, da vari confronti tra Cinquecento e Seicento, sono evidenziati mutamenti o continuità.