80° anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine

Pace, libertà, democrazia hanno un prezzo altissimo che spesso ricade sul popolo.
Quel 24 marzo di 80 anni fa, Roma, l’Italia e l’Europa subirono una ferita così profonda che non si è mai rimarginata. La lista delle vittime fu stilata da Kappler e dal Questore Caruso, dai nazisti e dai fascisti italiani, attingendo tra gli antifascisti reclusi a via Tasso e a Regina Coeli e tra gli ebrei. Erano italiani, sì, ma che si opponevano all’occupazione nazista e straniera, sostenuta dai fascisti.
La Presidente del Consiglio, purtroppo, per la seconda volta in due anni, ha voluto sfuggire questa verità storica. La Resistenza non fu la lotta di una parte politica contro un’altra, ma una lotta nazionale per la democrazia e la libertà, animata da espressioni politiche diverse (liberali, comunisti, cattolici, socialisti, monarchici) e da diverse classi sociali (operai, artigiani, commercianti, religiosi, militari, professionisti, intellettuali, imprenditori). Quelle 335 vittime furono messe sulla bilancia della giustizia razziale: per ogni soldato tedesco ucciso, 10 italiani morti. Sulla genesi di quella bestiale decisione, il tempo e le sentenze hanno fatto giustizia, anche se c’è ancora chi gioca sul filo della mistificazione.
Gli ottant’anni delle Fosse Ardeatine ci ricordano, oggi, una sola cosa: la pace, la libertà e la democrazia hanno un prezzo altissimo, che ricade sempre sul popolo. L’eroismo sta nel popolo, più raramente nelle élite. E alle nuove generazioni noi non vogliamo nuovamente far pagare il prezzo della pace, della libertà e della democrazia, conquistate anche grazie al sacrificio dei martiri delle Ardeatine e dei milioni di morti delle guerre del secolo scorso.

Condividi questo articolo qui:
Stampa questo post Stampa questo post