Napoli Ottocento, le Scuderie del Quirinale omaggiano la Città partenopea

“Parto. Non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli; ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo”, scriveva Stendhal profondamente legato alla Città di Napoli, non a caso dal celebre scrittore francese prende nome la nota “sindrome di Stendhal”, per cui il soggetto colpito vive un’estasi contemplativa dinanzi ad opere d’arte e capolavori di enorme bellezza.
Città dall’imponente bagaglio culturale, tra le prime colonie greche dell’età classica, sede del protoumanesimo angioino e ruolo di spicco nel Rinascimento napoletano, terza città d’Europa sede di una delle più antiche Università italiane, territorio di diffusione del caravaggismo e barocco napoletano; testimone di una peculiare tradizione culinaria, dove figurano alimenti-icona come la pizza napoletana nota in tutto il mondo e l’arte dei pizzaioli dichiarata dall’UNESCO patrimonio immateriale dell’umanità, la Città di Napoli è stata nei secoli resa in pittura, teatro, musica e apprezzata proprio per la sua forte personalità. Ad omaggiarla, partendo dal periodo ottocentesco, è la nuova mostra “Napoli Ottocento. Dal sublime alla materia”, prevista fino al 16 giugno presso le Scuderie del Quirinale, con la collaborazione del Museo e Real Bosco di Capodimonte, insieme alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, alla Direzione Regionale Musei Campania, all’Accademia di Belle Arti di Napoli e alla Stazione Zoologica Anton Dohrn.
Ad accogliere il visitatore sono le immagini del Vesuvio, lo “Sterminator Vesevo”, come lo descrive Giacomo Leopardi nella sua lirica “La Ginestra”, pianta che con il suo profumo rappresenta la vita che si contrappone alla morte, all’aridità e alla solitudine del luogo. Il celebre vulcano nel corso della sua storia ha ispirato altresì numerosi pittori, basti pensare ad Andy Warhol e all’opera “Vesuvius” tra i lavori più iconici degli anni Ottanta e della Pop Art.
Tra le opere paesaggistiche più rilevanti troviamo nomi quali Ludwig Catel, William Turner, Thomas Jones, John Singer Sargent, molti esponenti della scuola di Posillipo, Portici e Resina, Anton van Pitloo, Giuseppe De Nittis, Ercole e Giacinto Gigante, i quali hanno dato voce e colori ai paesaggi marittimi della costiera amalfitana, caratterizzata dai contrasti cromatici della vegetazione e dalle baie rocciose.
Dalla paesaggistica alla forma materica e corposa, la città di Napoli è rappresentata anche tramite la pietra lavica di Alberto Burri, proseguendo con gli oggetti d’arte e l’artigianato neopompeiano in bronzo, senza dimenticare le sculture di Giuseppe Renda, Achille d’Orsi e Vincenzo Gemito.
Tra i colori del mare e quelli del cielo che sembrano unirsi in un tutt’uno, la città partenopea nel corso dell’Ottocento ha riscosso un notevole incremento del turismo grazie alle scoperte di Ercolano e Pompei, tappe del Grand Tour, un lungo viaggio nell’Europa continentale particolarmente diffuso tra gli esponenti della nobiltà e dell’aristocrazia europea a partire dal XVIII secolo, con lo scopo di accrescere il loro sapere grazie a nuovi stimoli e al contatto con diverse culture.
Grande scoperta è sicuramente Edgar Degas, pittore francese dalle profondissime radici con la terra Campana: originario di Napoli per parte di padre, Degas, comprendeva e parlava il napoletano, mostrando non solo attraverso la lingua un’intimità ed un dialogo costante con la città.
Un’occasione da non perdere dunque per gli appassionati d’arte e di storia, con la narrazione di un secolo fondamentale per comprendere le dinamiche future, l’Ottocento, fatto di Rivoluzioni, Congressi, desiderio di uguaglianza e sovranità popolare. Numerosi chiaroscuri, che è bene comprendere e conoscere negli aspetti più complessi, per capire il tempo presente, magari proprio attraverso l’arte e la letteratura che insieme rappresentano il pensiero umano di un’epoca.

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