Il Convento dell’Annunziata: un luogo ricco di storia

Fra i luoghi storici che fanno parte della città merita una particolare citazione il Convento dell’Annunziata. L’ornamentazione interna si compone di uno splendido chiostro, un maestoso porticato ed una scala ellittica che porta ai piani del lato orientale ed ai locali oggi trasformati in civili abitazioni. Al primo piano era ubicata la Cappella e l’ospizio per anziani. Fra le suore ospitate merita essere ricordata la nobildonna napoletana Enrichetta Caracciolo che, come la monaca di Monza, (al secolo Virginia de Leyva), fu costretta dai genitori a vestire l’abito monacale. Durante la vita claustrale la giovane Enrichetta descrisse in un diario ciò che accadeva tra quelle mura: succulenti pranzi domenicali per i monsignori che, dopo il riposo pomeridiano, erano invitati a degustare i pasticcini ed il caffè preparati dalle “ delicate mani delle suore compiacenti e disponibili”; maltrattamenti agli anziani ricoverati, aborti clandestini ecc. Dal diario di Suora Enrichetta riportiamo: ”Nel convento le donne anziane sono più di 300 e le più ribelli vivono incatenate come animali feroci in stanze anguste e prive di ogni comodità. Ogni fine settimana giungono giovani per scegliere la sposa e la badessa chiama le più ribelli per disfarsene. La domenica le suore attraversano l’arco sul corso Appio per recarsi nella chiesa dell’Annunziata ed assistere alla S. Messa, nascoste da una feritoia. “ Dal diario riportiamo alcuni brani di una delle numerose lettere che Enrichetta inviò ad una amica di gioventù in cui descrive la sua vita monastica: “Cara ti scrivo dalla mia cella, di notte. Qui tutto è silenzio, un silenzio che avvolge l’anima dopo una giornata di lavoro e di preghiera.  Penso alla mia casa e mi rivedo accanto ai miei familiari; rivedo nei pensieri la contadina che ogni sera cullava i suoi bimbi sulle ginocchia e mi chiedo se ella sia più di me vicina a Dio. Fra un mese prenderò il velo e già si fanno i preparativi. Dopo la vestizione non vedrò più i miei genitori, i miei parenti, le mie amiche! Chissà quando ci incontreremo! Come è triste la vita tra queste mura e quanta solitudine mi circonda!”
Colpita da un male sconosciuto, Suora Enrichetta restò a letto per lungo tempo assistita dalle consorelle con affetto e premura. Chiese di vedere il Crocifisso, i fiori appena sbocciati ed il sole, poi volse il capo sul lato destro ed emise un lungo sospiro. Si era addormentata per sempre.
Suor Maria Addolorata, a lei legata da profondo affetto, aggiunse:”Ora è fra i beati e prega il Signore per tutti coloro che piangono la sua morte:”Il funerale si svolse nel Duomo di Capua e al termine il feretro fu trasferito a Napoli, nel Cimitero di Poggioreale, per essere inumato nella cappella della famiglia Caracciolo.

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