No alla chiusura del presidio giudiziario del tribunale
Qualche avvocato dice “Oramai non c’è più nulla da fare”, qualche altro asserisce “Hanno già deciso…”, qualche altro ancora dice “E’ meglio andare a S.Maria C.V. dove faremo tutto” e non si accorgono che questo modo di pensare è particolarmente egoistico, riferito al problema della soppressione della sezione distaccata di Piedimonte Matese del Tribunale di S.Maria C.V. Egoistico perché tiene conto soltanto della propria attività di avvocato, delle proprie carte, dei propri fascicoli e del lavoro professionale che tutto ciò sottende. L’Associazione Avvocati del Foro di Piedimonte M atese, ci ricorda il Presidente Avv. Luigi Cimino, è, invece, da due anni circa, portatrice delle esigenze del territorio matesino, della gente che vi abita, dei problemi che vi si sviluppano e vivono; ancor più delle difficoltà oggettive che comporterà per ognuno di loro recarsi a S.Maria C.V., percorrere chilometri di strade per vedere riconosciuti i propri diritti, e non una volta, tante volte, a spese proprie e muniti sempre di un avvocato che “costerà” un po’ in più, che sarà meno a portata di mano, con un aumento di difficoltà che si aggiungeranno alla vita, molto spesso grama, che il cittadino delle nostre montagne e dei nostri paesi matesini è già costretto a subire. E’ per il giudice di prossimità che l’Associazione Avvocati di Piedimonte Matese si è battuta in questi anni, per il giudice natural e, quello, cioè, che l’art. 25 della Costituzione Italiana considera “VICINO” al cittadino, che ne avverte perciò le esigenze, la mentalità, lo scoramento, la vita difficile, confrontandosi peraltro con avvocati anch’essi vicini, del suo territorio: da tale situazione oggettiva, peraltro, il Giudice Vicino poteva compenetrarsi, e far seguire, per così dire, una giurisprudenza “congenita” ed “indigena” che contribuiva alla soluzione dei problemi insorti, immedesimandosi nelle avverse esigenze, comprendendone il fulcro e dando soluzioni “giuridiche” attinenti a quelle fattispecie, senza voli pindarici o, peggio ancora, senza incomprensioni che lasciano l’amaro dentro. La giustizia, finora, era PARTE INTEGRANTE della “vita sociale”, era un estrinsecarsi di problematiche vissute che trovavano, nel vissuto e nel diritto, le soluzioni legali, giuridiche ed umane; ora c orriamo il pericolo di non essere compresi, ma soprattutto di “essere” dei numeri e, come tali senza anima. Speriamo di no! E’ per questo che l’Associazione Avvocati, ancora oggi, conclude l’Avv. Luigi Cimino, si è incontrata con i Sindaci del comprensorio, con il Presidente del Consiglio Generale della Comunità Montana Zona del Matese, con l’assessore provinciale e si incontrerà con i “politici” rappresentativi perché insistano sulle richieste di peculiarità della zona matesina e conseguentemente per la permanenza di un “presidio” di giustizia a salvaguardia dei cittadini di montagna che abitano l’intero Matese, senza considerarli soltanto numeri esigui, ma persone con una vita, come gli altri, che hanno il diritto di avere la tutela legale in prossimità delle montagne e delle valli che essi abitano e non a distanza di 70-80 Km: non ci sono più le carrozze, come ha detto il Ministro Guardasigilli, ma, nella nostra zona, sono rimaste ancora le strade di fine 1800, mezzi pubblici quasi inesistenti, ferrovie sgangherate che si avviano piuttosto a chiudere come l’Alifana ed economia povera: la giustizia non può essere allontanata da tali realtà, non fosse altro che per riconoscere ai Matesini, quelli che rimangono ancora, che sono dei coraggiosi a viverci.