La Corte Costituzionale: stop alle… “nomination”

La Corte Costituzionale in data 4-12-2013 ha dichiarato costituzionalmente illegittima parte della legge elettorale italiana, meglio nota come “Porcellum”. In Italia, da anni, si discute sulla (non) rappresentatività del sistema elettorale contenuto in questa legge: non si sceglie il proprio rappresentante bensì si rimette la sovranità popolare nelle mani delle segreterie dei partiti che “gestiscono” i candidati. Va precisato che, senza un intervento del legislatore,  qualora si dovessero chiamare gli italiani al voto, l’attuale sistema sarebbe quello proporzionale con preferenza, avendo la Consulta censurato solo il premio di maggioranza e l’assenza delle preferenza. La scure della Corte Costituzionale, per certi versi, ha lasciato quindi un “vuoto” legislativo che in questi giorni il Parlamento sta tentando di colmare. Quali le prospettive?
Le soluzioni ad oggi avanzate consentono di individuare due strade: quella del cd. sistema uninominale alla “francese” oppure il ritorno al “Mattarellum”. Il primo sistema è denominato maggioritario (rafforza il partito o la coalizione vincente), suddivide il territorio in collegi uninominali nei quali ciascun partito può presentare un candidato (solo uno però si aggiudicherà il seggio) e prevede la possibilità di eleggere il parlamentare attraverso un secondo turno di votazioni. Si può essere eletti al primo turno nel caso in cui un candidato ottenga la maggioranza assoluta (50%+1) dei voti espressi e, qualora ciò non accada, accedono al secondo turno i candidati che hanno raggiunto una soglia minima di voti (cd. sbarramento). Sarà eletto, infine, il candidato che otterrà la maggioranza relativa dei suffragi espressi. Il “Mattarellum”, invece, era un sistema elettorale “misto” (maggioritario corretto da una quota proporzionale) in vigore in Italia per le elezioni tenutesi dal 1994 al 2001 che prevedeva la ripartizione del 75% dei seggi parlamentari in base ad un sistema maggioritario a turno unico (suddivisione del territorio in collegi uninominali nei quali tutti i partiti presentavano un candidato e risultava vincitore quello che avesse ottenuto più voti) e del restante 25% , al Senato, in base al cd. scorporo, e alla Camera, mediante un proporzionale con liste bloccate. Come nel primo sistema anche il “Mattarellum” prevedeva una soglia di sbarramento ,infatti, alla Camera poteva essere rappresentato il partito che avesse superato il 4% dei suffragi espressi.
Ciò detto, vista l’importanza della legge elettorale in qualsiasi Stato democratico, non ci rimane che aspettare e vedere se la politica italiana è disposta a cambiare le regole del gioco, se intende rafforzare e tutelare l’art. 1 della Costituzione (“la sovranità appartiene al popolo”), ma soprattutto, se è fortemente orientata  a rendere la democrazia un esercizio pratico e non dialettico.

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