Recensione al libro: “Talvolta un libro. Francesca da Rimini nata da Polenta” di Antonella Polenta

Con l’introduzione del canto V dell’Inferno di Dante, posto all’inizio del libro, veniamo immediatamente introdotti nella storia della donna che l’autrice intende presentare al lettore.
Ovviamente, la vicenda è notissima, conosciuta da tutti, non fosse altro per la grandissima risonanza da essa ricevuta con l’inserimento della storia della protagonista e del suo amante nel celeberrimo quinto canto dell’Inferno del sommo poeta! Chi meglio di lui poteva con la sua maestria tramandare ai posteri una storia così toccante, piena di passione e di comprensione per i due giovani amanti? Rei soltanto di essere colpiti dalla freccia lanciata da un Cupido, forse ignaro di ciò che quel dardo avrebbe significato per Francesca e Paolo? La loro storia finisce nel modo tragico che tutti conosciamo, ciò nonostante l’autrice si addentra nelle vicissitudini più nascoste e recondite della vicenda umana che tocca due giovani cuori innamorati.
Essi possono essere considerati come i prototipi di un amore illecito e combattuto, consapevoli entrambi di ciò che avrebbe potuto significare la scoperta del loro amore. Pur tuttavia, di fronte alla forza dell’amore e dell’attrazione fisica, prima che mentale e psicologica, loro non si tirano indietro andando incontro al loro tragico destino. L’autrice racconta con grande capacità stilistica e sottile introspezione psicologica la relazione tra i due principali protagonisti del libro. La prosa è scorrevole, seppur con picchi di alta poeticità raggiunti attraverso un uso preciso, sapiente e aulico della lingua italiana. Non ci sono sbavature di alcun genere, ogni capitolo ci introduce all’ambiente e ai costumi della nobiltà del tredicesimo secolo, con le sue tradizioni e contraddizioni. Il ritratto della protagonista è fedele a ciò che si può dedurre dal suo carattere e dalla sua volontà.
L’amore non conosce limiti né ristrettezze quando due persone si riconoscono uno nell’altra. Francesca e Paolo rappresentano l’amore giovanile contro quello che era, e forse lo è ancora oggi, una visione miope che vuole circoscriverlo in un ambito angusto. L’amore non tollera chiusure, tutto supera e oltrepassa quando è alimentato dal sacro fuoco dell’amore cieco.
Nella lettura della storia narrata dall’autrice si riconosce in modo lampante la grande passione e lo studio approfondito che ella vi ha profuso, conducendoci per mano fino all’inevitabile conclusione. Cosa dire di più, consiglio il libro a tutti gli amanti delle storie che narrano vicende di persone giunte fino ai nostri giorni attraverso un ricordo sbiadito e nebuloso dovuto al trascorrere dei secoli. Certo, Francesca e Paolo hanno rappresentato e rappresentano ancora oggi l’emblema di un amore impossibile, e pur tuttavia vissuto fino in fondo dai due protagonisti nella piena consapevolezza del pericolo che li sovrastava. Scoperti accettano il loro destino senza rimpianti né recriminazioni, quell’amore fuori dagli schemi andava vissuto, punto.
Mi complimento con la scrittrice per avermi illuminato sulla vera storia dei due tragici amanti che a distanza di secoli continuano a suscitare sentimenti controversi, però, nessuno può negare che ne siamo ancora irresistibilmente attratti. Attendo di leggere altre sue opere nella certezza che le apprezzerò alla luce di ciò che ho letto in questa sua mirabile opera.

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