La Crimea ha detto “DA”
È passato quasi un mese dalla deposizione del Presidente Yanukovyc e dalla scarcerazione dell’ex premiere Tymosenko. In questo frangente in Ucraina è successo di tutto e di più. Dalla ascesa al potere dell’esercito “civile” che ha contrastato il fedele amico di Putin si è passati alla presa forzata (e non dichiarata) della Crimea da parte dei russi. La tensione è stata ed è forte sia per gli abitanti ucraini che per i premier delle varie potenze mondiali, i quali, addirittura, in segno di protesta hanno boicottato i lavori di preparazione del G8 di Sochi. Ma perché occupare la Crimea?
Va ricordato, innanzitutto, che questa penisola, con il crollo dell’URSS, si dichiarò repubblica indipendente nel 1992 (ma rimanendo all’interno dell’Ucraina) e per i russi costituisce una zona strategica militare di estrema importanza. Infatti si affaccia sul Mar Nero e permette il controllo di parte dell’Asia e dell’Europa. Oggi 16 marzo per i suoi abitanti è una giornata storica. In data 6 marzo il parlamento crimeo votò all’unanimità la richiesta di adesione alla federazione russa, rimettendo alla popolazione stessa, attraverso un referendum, la volontà ultima di proseguire su questo orientamento. L’esito delle urne è stato netto. Un plebiscito senza precedenti. Infatti il 96,6 % dei votanti si è espresso in maniera favorevole ed il risultato è stato accolto con molta soddisfazione, tramite un tweet, dal premier locale Aksionov. Questo è quanto perviene dalle fonti filo-russe. L’Occidente, tuttavia, racconta un’altra versione dei fatti. Ad esempio la Casa Bianca invoca sanzioni a carico della Russia, considerando del tutto illegittimo il voto in Crimea. Gli USA hanno sempre parlato di “azioni pericolose e destabilizzanti” e di “violazione di leggi internazionali”, il tutto condito da “minacce di violenze e intimidazioni da parte dell’esercito russo”. Sulla stessa frequenza d’onda anche l’Europa che, tramite i suoi leader, ha sempre condannato il Cremlino per l’uso della forza nella questione ucraina.
Questa faccenda, dunque, è ad un punto di svolta. Oggi il parlamento crimeo ha preso cognizione del risultato del referendum ed una sua delegazione è in viaggio per Mosca al fine di discutere le prassi formali per l’annessione alla Federazione Russa. Quali gli scenari futuri? Indubbiamente l’Ucraina, che ha lottato per aprire una finestra di dialogo con l’UE, non può che essere amareggiata dall’esito di questa consultazione e, disperatamente, chiede aiuto (soprattutto economico) all’Europa per evitare che le tensioni non si protraggano a lungo. L’Occidente, come si ricordava prima, chiede, insistentemente, alla Comunità internazionale sanzioni a carico della Russia, puntando sulla violazione del principio di autodeterminazione. Filmati e fotografie parlano chiaro. L’esercito e la flotta navale russa, di giorno in giorno, hanno cominciata una vera e propria invasione della Crimea. Le diplomazie, stando ai fatti, non riescono a trovare un punto d’intesa e c’è solo da sperare che, a distanza di oltre 60 anni, sul mondo non cali una nuova cortina di ferro.