L’omaggio dei Radiohead ad Orwell in “2+2=5”
Forse George Orwell avrebbe invitato volentieri i Radiohead nel proprio studio, per discutere i modi di imbrattare, contestare e contrastare le massime distorsioni del reale; e,magari, oggi i Radiohead sarebbero onorati di suonare al Glastonbury con il maestro, lì in prima fila, a gridare verso il cielo inglese i versi di “2+2=5”. Poi tra la band di Thom Yorke e l’autore di “1984” si è insinuato un secolo di differenza, dunque l’utopia è servita. Il capolavoro distopico di Orwell ha ispirato ai Radiohead uno dei brani di maggior profilo del loro repertorio. Contenuto in “Hail to the thief” del 2003, “2+2=5” forse non gode del fulgore mediatico di “Karma Police”, “Creep” o “No Surprises”, ma possiede quello statuto di pezzo che dà il meglio di sé nei live, perché l’indignazione di Yorke e soci furoreggia sempre meglio davanti a migliaia di persone, sparata negli amplificatori, che non nella ben cucita studio version. La canzone, open track dell’album, omaggia la fulminante trama di “1984”, il ribrezzo che promana dallo stesso lessico orwelliano, l’asfissia esistenziale imposta dal Partito e dal Grande Fratello attraverso i teleschermi ed una tarmata quotidianità, ma più di tutto “2+2=5” omaggia l’arma più invasiva adottata dal Partito contro il protagonista Winston e le altre tute blu dell’Oceania: il bipensiero. Scrive Orwell che il bipensiero è “credere fermamente di dire verità sacrosante mentre si pronunciavano le menzogne più artefatte”, è “rinnegare la morale proprio nell’atto di rivendicarla”, o ancora “credere impossibile la democrazia e al contempo vederne nel Partito l’unico suo garante”; altrimenti detto, il bipensiero è l’atto di sottomissione del pensiero che pian piano genera l’annullamento dello stesso, come spiegherà a Winston uno degli studiosi che lavora al dizionario della Neolingua: il lessico sarebbe stato sempre più ridotto all’osso, fin quando non ci sarebbe più stato bisogno di pensare, il trionfo dell’ortodossia, la padronanza delle menti che ripetono come automi “La libertà è schiavitù, la guerra è pace, l’ignoranza è forza”. E se tutti i concittadini di Winston sono animali da pascolo nelle cui teste è stato inculcato, per una vita intera, che due più due fa cinque, il pezzo dei Radiohead è una contestazione non solo al condizionamento intellettivo, ma al loro stato di ignavia e di sudditanza. Winston interiormente si ribella, lascia funzionare la testa per ricordare che la storia, appena venti anni prima, non era quella tramandata dai giornali del Partito – appositamente distrutti e riscritti con data retroattiva – tutti gli altri, invece, si lasciano manovrare come burattini, si gloriano delle ottimistiche cronache ufficiali, non avvertono più il ruolo di pedina, vissuto per una naturalezza priva di alternative. “2+2=5” (che nel sottotitolo riporta “The Lukewarm”, “Il Tiepido”), diventa un tritatutto musicale, parte da un riff in 7/4 con drum machine, lascia entrare chitarre e batteria poco dopo, la voce e i cori sono falsetti che vorrebbero strillare la ribellione e risvegliare le teste annebbiate di tutti, gli entusiasti della propria noia, ignari di una vita sprecata per la dittatura di partito. La distopia di Orwell non ha mai smesso di essere attuale, ha avuto bisogno di qualcuno che la diffondesse da capo e scongiurasse nuovi lavaggi del cervello, al quale, molto probabilmente, si arrese anche Winston.