L’Abbazia di Farfa e la sua Biblioteca Statale
Fara in Sabina, nel reatino, ospita una gemma della cultura e della religiosità medievali, l’Abbazia di Farfa. Divenuta monumento nazionale nel 1928, il complesso abbaziale rappresenta un tracciato delle dinamiche storico-sociali del relativo territorio. Risalente ad età carolingia e legata saldamente a quel potere, con il declino di quell’epoca l’abbazia fu polarizzata, attorno al Mille, ad una decisa fedeltà germanico-ottoniana. Se, da un lato, gli appoggi politici di Farfa variarono al variare dei regni, le vicende interne di Farfa furono votate ad una continua tutela di diritti e di privilegi, oltre che alle contese tra i suoi abati. I monaci di Farfa, stando alle fonti scritte, possedevano le città di Alatri e di Civitavecchia, oltre a quasi mille proprietà tra forti, poderi, borghi, porti, castelli, chiese e conventi; tale status è ribadito, del resto, dall’operato del monaco Gregorio di Catino, che nella “Regesto di Farfa” svolse una puntuale difesa dei diritti monastici. Annessa all’abbazia, è la Biblioteca del Monumento Nazionale di Farfa, dichiarata Statale nel 1964; dotata di un patrimonio di circa cinquantamila volumi, la varietà tipologica ne svela tutto il fascino dei fondi depositati. La rilevanza d’archivio degli incunaboli e della quasi seicento cinquecentine non adombra il valore librario dei protocolli notarili, delle varie centinaia di manoscritti, di salteri miniati e di raccolte di inni, tra cui un autografo degli “Annales sacri Monasterii farfensis” di Gregorio Urbano, risalenti alla metà del XVII secolo. La biblioteca propone, sul bel portale dedicato, una visita virtuale degli spazi interni e del chiostro abbaziale, un catalogo ed un inventario digitalizzati, oltre a promuovere incontri e varie iniziative per la divulgazione diretta del proprio tesoro bibliografico.