Un reduce dall’inferno di Cefalonia, racconta…

Un cittadino di Bellona, Salvatore Del Giudice, reduce dall’inferno di Cefalonia, ci ha raccontato le sue disavventure durante il II° Conflitto Mondiale e come ebbe salva la vita dall’eccidio di Cefalonia. “L’8 settembre 1943, quando l’Italia firmò la resa della II° Guerra Mondiale, reparti di fanteria, di artiglieria, del Genio della Divisione Acqui, una Divisione di Carabinieri ed una della Guardia di Finanza erano dislocate a Cefalonia, la maggiore delle isole Ioniche. In tutto erano più di seimila uomini ed il loro Comandante in Capo era il Generale Gandin. Nella stessa isola erano accampati tremila tedeschi. Per alcuni giorni vi furono trattative fra i due Comandi. Si capiva che i tedeschi cercavano di guadagnare tempo, perché attendevano i rinforzi. La situazione diventava, di ora in ora, sempre più drammatica per noi e, molti ufficiali, coraggiosi ed orgogliosi di essere italiani, erano determinati a non cedere le armi come imponevano i tedeschi. Accadde un fatto del tutto strano, continua il reduce: fu indetto un referendum fra i reparti : 1) contro i tedeschi, 2) con i tedeschi, 3) oppure cedere le armi. L’esito fu il seguente: “Contro i tedeschi”. Era il 14 settembre 1943. Da quel giorno iniziò una lotta senza quartiere contro le truppe tedesche e si verificarono molti episodi di autentico eroismo da parte dei nostri soldati. Morirono 65 ufficiali e 1250 fra sottufficiali e soldati. Il generale Gandin mise fine all’inutile strage il 22 settembre, innalzando la bandiera bianca. Era il segno della nostra resa. I tedeschi iniziarono uno spietato massacro di prigionieri: ne fucilarono circa 5000 di cui 189 ufficiali e lo stesso Generale Gandin che, al momento della fucilazione, si rivolse ai suoi soldati dicendo: ”Coraggio ragazzi, sarà un attimo. Moriremo da forti e queste canaglie non potranno accusarci di vigliaccheria!”. Pochissimi furono i soldati italiani che, per un caso fortuito, ebbero salva la vita e, fra essi, anche il Del Giudice dal quale abbiamo appreso il resoconto di quell’immane massacro. Oggi Del Giudice, alla sua veneranda età, ricorda nei minimi particolari quei tristi momenti con ammirevole lucidità e tanta commozione nella voce, specialmente quando parla del “suo generale Gandin” che, con tutti, fu più di un padre che un Comandante.

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